La polemica L’uso politico del privato

Di nuovo ieri, addirittura nelle pagine nazionali, per raccontare la Nemesi che lo segue passo passo e la sua condanna per comportamento antisindacale. E poi, ancora, oggi. Prometto (sperando di riuscire a mantenere la promessa, ma non sono sicuro) che è l’ultima volta che parlo di Sergio Cofferati, di Genova e della sua candidatura alle Europee come capolista della circoscrizione Nord-Ovest: Liguria, Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta.
Ma mi è venuto da ri-scrivere quando ho letto sul Secolo XIX un’intervista alla genovese Raffaella Rocca, compagna dell’ex leader della Cgil, in cui Raffaella spiegava che le scelte di Sergio sono state «del tutto incomprese. E da lì è nato un dibattito pubblico sgradevole, filosofia spicciola su come fare il padre. (...) Tutti i parlamentari europei tornano alle loro famiglie. Mi ha fatto indignare che il privato sia stato usato come una bandiera per contrastare la sua candidatura. Diversa, invece, è l’argomentazione politica, che si può discutere. Basta con i giornali cassa di risonanza di chi urla più forte».
Posizioni che, al limite, possono essere anche condivisibili. Tranne che su un punto. A tirare fuori il privato, non sono stati i giornali, nè gli esponenti del centrosinistra che hanno sparato a palle di parole incatenate contro la candidatura di Cofferati. A tirare fuori il privato, è stato lui, nella conferenza stampa in cui annunciava che rinunciava a correre per il secondo mandato come sindaco di Bologna. A tirare fuori il privato, con le passeggiate con scorte e passeggini, è stato proprio l’ex leader della Cgil. A escludere altre destinazioni che non fossero Genova era stato lui stesso. E l’ha anche spiegato in una recente intervista al Corriere della sera: «A giugno verrò ad abitare a Genova definitivamente. Avevo immaginato di poter servire: o da consigliere regionale per dare una mano a Claudio Burlando. Oppure, al Carlo Felice, per dare una mano a Marta Vincenzi (che pure osteggiò pesantemente ai tempi delle primarie dell’Unione, quando andò in pellegrinaggio al point di Stefano Zara, l’antiMarta ndr). Il segretario regionale mi aveva chiesto se ero disponibile per l’Europa, e avevo risposto di no». Poi, come ha spiegato lo stesso Cofferati, le cose sono cambiate, di fronte al momento drammatico del Pd. Legittimamente. È lui che dovrà spiegare ai suoi elettori perchè ha cambiato idea.
Quello che continua a incuriosirci è invece la felicità del Pd locale per la sua scelta. Gli stessi che mandarono giù come uno sciroppo dolce le varie Giovanna Melandri, oggi sono quelli che - come Roberta Pinotti - si dicono felici: «Come parlamentare della Liguria, ritengo che Cofferati sia un ottimo capolista per la nostra regione». Tutto questo accade mentre la presidente del Piemonte Mercedes Bresso lo accomuna all’ottantenne Luigi Berlinguer nella categoria «pensionati e pensionandi». Mentre un ottimo sindaco come Sergio Chiamparino, da Torino, ironizza: «Io se dico che faccio una cosa, poi la faccio». Mentre il primo cittadino di Venezia Massimo Cacciari si chiede: «Perchè è stato candidato nel Nord-Ovest? Cofferati mi risulta sindaco di Bologna e quindi sarebbe stato meglio candidarlo nella circoscrizione Nord-Est, che comprende l’Emilia.

Ha lasciato per il figlio e non mi risulta che Strasburgo sia più vicina a Genova di Bologna». Piccolo particolare. Sono tutti del Pd e dicono tutti la stessa cosa. Invece, a Genova e in Liguria sono contenti. Dov’è l’errore?

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