La polemica Picchioni e la fantasia del «Fatto» (che genera balle)

«Venti, ventuno, ventidue..». La conta la facciamo insieme. Perché il presidente del Salone del Libro, Rolando Picchioni, vuole tirare una riga definitiva sulle polemiche che hanno chiuso la XXIVesima edizione. L’ultima titolava ieri a tutta pagina sul Fatto Quotidiano «Il Salone delle Balle». La penultima due giorni fa da quelle di Repubblica «Censure, silenzi, par condicio per neutralizzare le opinioni». E si continua, dentro gli articoli, con espressioni come «ostinazione della manipolazione», «puzza di opportunismo» e alcune supposizioni, specificate come tali a proposito di una approvazione preventiva da parte del Salone della lectio magistralis del professor Cordero («suppostamente vistata» è scritto sul Fatto), ma poi trattate come certezze. Tanto che il professor Cordero parla di codesto “visto” come di «fantasiosa bugia». «Venticinque, ventisei... E infatti lo è» specifica Picchioni. «I sogni della fantasia producono mostri. Noi non vistiamo i testi e io non ho mai detto una cosa del genere. “Unilateralmente cambiato” significa appunto questo: se mi si dice che un testo è su Leopardi e poi è su tutt’altro mi affido al buon senso: vuol dire che è stato cambiato». A Picchioni però è la parola «censura» che non va giù. «Ventotto, ventinove... Repubblica - prosegue Picchioni - ha scritto che vogliamo censurare tutti gli scrittori e intellettuali di sinistra, ma i fatti dimostrano l’esatto contrario: con il Green Point, il punto di distribuzione degli accrediti gratuiti abbiamo avuto la monitorizzazione di tutti gli incontri destinati alle sale da almeno 600 posti. Il totale del pubblico per questi 35 appuntamenti è stato di 15mila persone.

E sa quanti erano gli intellettuali di sinistra su 35? Trentuno, e scelti liberamente dagli editori noi non abbiamo esercitato nessuna censura. Quattro “neutrali” e uno, dico uno, di destra, cioè Sgarbi. Quindi ora tocca alla cultura di destra fare qualche passo in avanti, per ottenere la par condicio che tutti desideriamo».

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