Un colpo a salve con una grande eco. Ecco leffetto della cancellazione della replica di «Shooting Silvio» decisa da Sky. Dopo la discussa proiezione di Pasquetta, la pellicola del 2007 incentrata sullomicidio di Silvio Berlusconi avrebbe dovuto essere trasmessa anche ieri. Ma la tv di Murdoch ha deciso di rinunciarvi. E quando gli spettatori assetati del sangue del Cavaliere si sono trovati di fronte a un lungometraggio americano, sono scattate le accuse di censura. Tutta colpa del premier, che secondo la sinistra tanto brigò da costringere lemittente a cancellare la replica del suo assassinio di celluloide.
Già, perché la scelta di trasmettere «Shooting Silvio» il 13 aprile, in pieno dramma del terremoto dAbruzzo, aveva suscitato subito un coro di polemiche. Lo stesso «Giornale», con leditoriale di Michele Brambilla intitolato «Shooting il buon gusto», si chiedeva se fosse una scelta così condivisibile quella di mandare in onda un film che mette in scena un omicidio in questo periodo di tensione. Stessa indignazione da parte del Pdl, che definiva la pellicola «un inno alla violenza». Sky si difese dicendo di essere obbligata a mandare in onda tutti i film italiani che al cinema hanno raccolto almeno 20mila spettatori. Tutto sembrava archiviato.
Poi, ieri, la cancellazione delle due repliche in palinsesto (la seconda era in programma per il 25 aprile). E subito il coro di proteste, stavolta di parte avversa. Il primo è il senatore del Pd e membro della Vigilanza Rai Vincenzo Vita, che si chiede se la scelta dipenda «dallonda lunga della richiesta della destra che è arrivata a buon fine». A ruota arriva lautore del film, il regista Berardo Carboni, che definisce la cancellazione «un fatto grave» e si dice «allibito e preoccupato»: «Dimostra che esiste un controllo ampio e diffuso» della televisione.
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