Polemiche gratuite. E a pagamento

Sergio Romano, un autorevole editorialista che è abituato ad affermare delle opinioni perché semplicemente le condivide (il che resta rivoluzionario, in Italia) ieri ha sostenuto che andrebbero riviste le norme che obbligano all’affissione del crocifisso: e siccome io sono d’accordo, forse rischierò la lapidazione. Ma ai propugnatori di un rinnovato orgoglio cattolico, pronti nel caso a polemizzare, avrei tuttavia da chiedere se non ritengano di aver recentemente taciuto circa questioni ben più sostanziali e che pure riguardano la nostra identità culturale. Aver cioè taciuto, quando si apriva commercialmente alla Cina, della mancanza di libertà religiosa in un Paese che seguita a negare l’apertura di una nunziatura apostolica a Pechino: il cardinale Sodano ne ha riparlato ieri. Aver taciuto, quando si benediceva una Turchia europea, del negazionismo turco circa il genocidio dei cristiani armeni, e aver dunque taciuto, sempre nel settembre scorso, circa lo schiaffo diplomatico che il governo di Ankara ha tirato al Papa quando gli ha negato il permesso di poter visitare Costantinopoli entro fine anno per incontrare il patriarca ortodosso Bartolomeo I.

Parliamo di un Paese che nega ai cattolici uno status giuridico al punto che non possono aprire seminari né far carriera nello Stato né circolare in tonaca: pena l'arresto. Va detto che la polemica sul crocifisso ha un pregio: è gratis.

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