Polemiche dopo la rapina finita nel sangue a Crispano e in cui ha perso la vita un bandito di 35 anni. Se la caverà invece il suo complice sedicenne Il tabaccaio di Napoli indagato per omicidio L’uomo ha sparato per difendere il figlio tenuto sotto tiro

Calderoli: «Era minacciato, ha fatto bene a difendersi. Lì lo Stato non esiste più»

Mario Pepe

da Napoli

Santo Gulisano, il tabaccaio, ex ispettore di polizia, che l’altro ieri sera ha ucciso a Crispano (Napoli) un rapinatore ferendo anche il complice minorenne, dovrà rispondere di omicidio volontario e lesioni aggravate. Il negoziante, che ha il negozio sulla strada provinciale Aversa-Caivano, aveva fatto fuoco con la propria pistola, legalmente detenuta, durante un tentativo di rapina da parte di due pregiudicati, entrambi di Afragola, Francesco Amura di 35 anni, rimasto ucciso e Gennaro D.G., 16 anni, ora ricoverato al Cardarelli di Napoli: il giovane non sarebbe in pericolo di vita. Secondo la ricostruzione fatta dai militari, Amura e il complice sono entrati nella tabaccheria di Crispano gestita dall’ex ispettore di polizia in pensione e dal figlio 24enne, e sotto la minaccia di due pistole - una vera, l’altra giocattolo - hanno tentato il colpo. Per costringere il tabaccaio a consegnare il denaro, i due malviventi hanno costretto il figlio del titolare a inginocchiarsi e Amura gli puntato l’arma addosso. A questo punto, e solo perché temeva per la vita del figlio, Gulisano ha reagito, sparando e colpendo Amura, che è morto all’istante centrato alla testa. Il sedicenne, ferito a un braccio e al fianco, ha tentato la fuga a piedi ma a poche centinaia di metri di distanza si è accasciato al suolo. Una pattuglia di carabinieri lo ha trovato e trasportato all’ospedale. Intanto, l’avvocato di Gulisano, Luigi Ferrante, spiega che il suo assistito «non voleva uccidere. Ha sparato per difendere il figlio, puntando agli arti inferiori del rapinatore. Ma in quel momento il complice che si trovava proprio al suo fianco, gli ha spostato il braccio con un gesto improvviso ed è partito il colpo mortale». Il tabaccaio, secondo il legale, ricorda solo quel momento, in preda allo choc non sarebbe stato consapevole quando ha premuto il grilletto per la seconda volta. All’esame dell’arma davanti al pm Francesco Soviero, sono risultati due proiettili mancanti.
«Il bandito sedicenne - spiega ancora l’avvocato - ha confessato che con l’adulto era reduce da un’altra rapina». L’avvocato poi smentisce la notizia trapelata ieri secondo cui il tabaccaio e la sua famiglia sarebbe stati messi sotto protezione nel timore di vendette da parte dei famigliari del bandito ucciso. E sulla vicenda interviene il coordinatore della Lega Nord Roberto Calderoli: «Il tabaccaio, che per l’ennesima volta viene rapinato e che vede il proprio figlio minacciato di vita con una pistola, ha fatto bene a difendersi.

E le immagini trasmesse dalla televisioni, le reazioni della popolazione contro le forze dell’ordine e contro chi ha difeso la vita propria e quella del proprio figlio, dimostrano, purtroppo, come in certe parti del Paese a comandare sia la camorra o la mafia o altre organizzazioni criminali e che lo Stato non esista più».

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