Il Policlinico Umberto I rivendica il rimborso di crediti, vecchi e nuovi, alluniversità La Sapienza per spese che riguarderebbero elettricità, riscaldamento e oneri accessori di vario genere legati alle attività di didattica e ricerca. Nonché stipendi di personale a contratto assunto dal nosocomio e che però dovrebbe essere pagato dallateneo. In ballo ci sono 21,6 milioni: 12,8 di costi del personale e 8,6 di oneri accessori.
Con una lettera esplicita il direttore generale Ubaldo Montaguti batte cassa direttamente al rettore della Sapienza Luigi Frati, che replica con una missiva tuttaltro che edulcorata nella quale contesta la legittimità richiamando «la sussistenza di rilevanti oneri a carico del bilancio universitario riferibili allattività assistenziale». Una partita di giro allora? Neanche per sogno. Come viene fuori dai carteggi intercorsi tra Policlinico e Sapienza sembrerebbe esserci un confronto aperto sulle competenze reciproche del quale il manager non ha tenuto conto. «Le partite compensative di cui da tempo si sta trattando su un tavolo tecnico paritetico tra università e azienda - precisa il rettore nella lettera che scrive a Montaguti e che indirizza anche a Marrazzo, al ministero della Salute e a quello dellUniversità - hanno riguardato e riguardano, come da intesa Università-Regione, le differenti fonti e motivazioni di finanziamento che per luniversità sono riferibili ad attività didattico-scientifiche e per lazienda alle attività assistenziali. In definitiva lazienda può legittimamente esigere dalluniversità il rimborso delle spese sostenute per consentire le attività didattico-scientiche in aule, laboratori didattici o di ricerca non di interesse clinico. Al contempo - prosegue Frati - luniversità può legittimamente esigere dallazienda il rimborso delle spese sostenute per consentire le attività assistenziali con particolare riferimento a quelle del personale universitario assegnato al Policlinico».
Questione risolta? Tuttaltro. Infatti Montaguti quei crediti che chiede alluniversità li avrebbe addirittura iscritti nel bilancio dellazienda come crediti quantificati unilateralmente. Ed è proprio su questo metodo che Frati non ci sta, e recapita unesplicita diffida al direttore dellUmberto I di rivendicare le somme in sede tributaria. «Non è senza significato che la pretesa di rimborso sia infondata sul piano giuridico al punto da configurare unalterazione di dati contabili aziendale. Questi, come è noto, prevedono una voce di spesa attiva in conseguenza di fattori di produzione remunerati dalla Regione in base alle prestazioni sanitarie effettuate e, una passiva per i costi produzione».
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