Policlinico, la Uil frena la vendita: «Così si tradiscono i benefattori»

No alla vendita. È una posizione netta quella della Uil contro l’ipotesi di mettere sul mercato gli immobili del Policlinico. «Vendere - protesta Ciro Capuano, segretario milanese del sindacato - vorrebbe dire non rispettare la volontà di chi, tanti anni fa, ha voluto fare una donazione all’ospedale. Si va contro il principio della beneficenza».
Il sindacato chiede che l’intera proprietà dell’ospedale venga considerata inalienabile: «Altrimenti sarebbe un tradimento nei confronti dei benefattori». E a breve sull’argomento verrà aperta una vertenza, si vedrà se comune o meno con Cisl e Cgil: «Noi in questa battaglia - tiene a precisare Capuano - andiamo dritti per la nostra strada, in ogni caso, sia che gli altri sindacati ci affianchino sia nel caso contrario».
Va bene difendere le proprietà accumulate in 500 anni di storia ma in questione c’è un patrimonio immobiliare che vale quasi un miliardo e mezzo di euro, una cifra che farebbe comodo al Policlinico, alle prese con i lavori (appena conclusi) del nuovo pronto soccorso e con la costruzione dei nuovi padiglioni. Tanto che prima dell’estate la fondazione aveva deciso di affidarsi alla Fiera di Milano per studiare un piano vendite delle case e dei terreni, frutto di donazioni e lasciti, decennio dopo decennio. Non a caso il direttore centrale corporate affairs della Fiera, Stefano Cecchin, fa anche parte del consiglio di amministrazione del Policlinico presieduto da Giancarlo Cesana. Ecco, una delle ipotesi allo studio è un possibile piano non per la vendita di tutti gli immobili, ma solo per una fetta. Giusto per coprire almeno l’80 per cento di quei 280 milioni di euro necessari a costruire il Policlinico bis. Ai vertici della fondazione la vendita è sembrata la soluzione migliore per recuperare denaro: una via molto più conveniente rispetto al mutuo concesso dalle banche. La Regione Lombardia non ha mai visto di buon occhio la vendita del patrimonio immobiliare. O più che altro ha temuto una svendita.
I sindacalisti hanno in mente un altro piano: «Serve denaro? - obiettano - Allora che si sciolga la fondazione anziché vendere gli immobili. Il Policlinico potrebbe diventare un’azienda ospedaliera come tante altre, pur rimanendo Irccs, e quindi ricevere i contributi pubblici della regione Lombardia». Ci sarebbe un unico intoppo: al momento il Pirellone se la deve vedere con tagli e aggiustamenti di ogni tipo sulla spesa annuale e non sarebbe immediato trovare fondi da elargire al Policlinico.
Il cda della fondazione Policlinico torna a ragionare sul progetto. Tutto si era fermato con lo scandalo di affittopoli che, dopo aver travolto il Pio Albergo Trivulzio, aveva tirato in ballo anche lo stesso Policlinico con il giallo sugli affitti low cost e di favore.


Ora, mentre si ragiona sul piano di ridimensionamento chiesto dalla Regione per sistemare i bilanci, si dovrà affrontare anche la questione vendita o non vendita. «Le donazioni non si toccano» annuncia battaglia la Uil che, piuttosto, chiede un intervento su altre spese, compreso il sistema della premialità interna ai dipendenti come se l’ospedale fosse un’azienda.

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