Laltra sera a Otto e mezzo il tema era questo: «Si può ridere dei musulmani?». La risposta è stata no. Ci si chiedeva quando potremo sfottere anche il poligamo della Bovisa, un archetipo italiano come i tanti che sono stati caricaturati e in fondo integrati anche per questo: il siciliano mafieggiante, il sardo involuto, il calabrese omertoso, il milanese bauscia, e americani, francesi, crucchi e insomma tutto: tranne i musulmani o se volete gli arabi. Lella Costa ha ceduto nella retorica del «bisogna farlo con loro».
Maurizio Crozza, che un poco pavido lo è sempre stato, ha detto che preferisce sfottere il Papa o Bush «perché loro influenzano il nostro modo di vivere». Come se 900mila musulmani non lo influenzassero. L'unico a dirla tutta è stato Stefano Disegni: «Non dobbiamo nasconderci dietro un dito: non si fa satira sui musulmani perché c'è pericolo e quindi satiri e comici e caratteristi, Crozza stesso, ci pensano due volte». E tutti comunque a ripetere: «Bisogna farlo con loro». E sta bene, aspettiamo loro.
Andy Luotto, ancora negli anni Ottanta, impersonava l'arabo macchiettistico a Quelli della Notte: fu pestato sotto casa. Non era tempo, non è ancora tempo dopo venticinque anni e noi ne prendiamo atto. La satira italiana ha ancora problemi con la sinistra, figuriamoci con gli arabi.
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