Politica

Politica e valori Quel filo che lega Polo e vescovi

Qual è la posizione della Chiesa italiana in vista delle prossime elezioni politiche? È da oltre un decennio che la Conferenza episcopale italiana, guidata dal cardinale Camillo Ruini, non si pronuncia con appelli in favore di questo o quello schieramento: la fine della Dc ha fatto venir meno l’unità politica dei cattolici, che militano in entrambi i fronti. È in quest’ottica che va letta l’attenzione con la quale la scorsa settimana, durante la 55ª assemblea della Cei, il cardinale ha corretto l’interpretazione data dai giornali alle «preoccupazioni» dei vescovi per le ricadute della devoluzione sulla sanità. Una correzione che non va interpretata come un favore al governo di centrodestra ma soltanto come la riaffermazione del principio di non intervento su materie nelle quali «non tocca alla Chiesa pronunciarsi». Esistono invece questioni, ha spiegato Ruini, come le tematiche etiche e antropologiche, sulle quali i vescovi ritengono loro dovere esprimersi, non per imporre la visione cattolica, ma per proporre ciò che ritengono essere «buono per l’uomo e non solo per il cattolico».
Chiarito questo principio, che la Cei intende seguire anche in vista della campagna elettorale per le politiche 2006, è indubbio che i mesi appena trascorsi hanno lasciato un segno profondo. La campagna referendaria sulla fecondazione artificiale, che ha visto scendere in campo unitariamente il variegato mondo dell’associazionismo cattolico, dimostra che le differenze culturali o di schieramento politico non impediscono azioni comuni quando entrano in gioco alcuni valori fondamentali. La pronta reazione delle associazioni, anche di quelle tradizionalmente più vicine al centrosinistra, in favore della proposta di applicare fino in fondo la legge 194 anche nella parte che prevede la prevenzione dell’aborto mediante i volontari del Movimento per la Vita, è molto significativa.
Il vertice della Conferenza episcopale italiana guarda con molta attenzione all’esito del voto delle prossime politiche e non può non vedere con preoccupazione il crescere, nello schieramento di centrosinistra, di un forte anticlericalismo, che attraversa partiti come Rifondazione comunista, Comunisti italiani, il correntone dei Ds, i radicali e lo Sdi di Boselli. La crescita di questo fronte critico verso la Chiesa, che considera «ingerenza» quasi ogni parola detta dal Papa e dal cardinale Ruini, preoccupa anche quei vescovi che per formazione o storia personale si sentono più vicini al centrosinistra. Sull’altro versante, invece, i «laici» sono pressoché inesistenti o comunque fortemente minoritari, anche se le gerarchie ecclesiastiche sono rimaste profondamente colpite dalle posizioni espresse dal vicepremier Gianfranco Fini sul referendum.
Se dunque è innegabile una maggiore sintonia dei vertici della Cei con l’attuale maggioranza, è altrettanto vero che ci sono settori della base cattolica tradizionalmente più vicini al centrosinistra: non è un caso che il presidente delle Acli Luigi Bobba e forse anche il portavoce del Forum del Terzo Settore Edo Patriarca saranno candidati nelle liste della Margherita. Uno sguardo ai quasi cinque anni di legislatura, al di là delle schermaglie e della propaganda, fa comunque comprendere che per il mondo cattolico il saldo non sia affatto negativo. È stata infatti varata la legge che inserisce in ruolo gli insegnanti di religione, è stata promulgata la legge quadro sul finanziamento agli oratori, che ne riconosce l’attività formativa e c’è una parte della riforma della scuola, quella relativa alla formazione professionale, che vede valorizzate anche le iniziative delle scuole cattoliche. Ha fatto certamente piacere alla Chiesa la soluzione del contenzioso sull’Ici degli immobili di proprietà ecclesiastica. Per quanto riguarda il sostegno alla famiglia, il cardinale Ruini ha lamentato la scarsità di finanziamenti e di iniziative di ampio respiro per favorire la natalità, ma ha anche riconosciuto come positivi i piccoli passi che sono stati fatti: il bonus per i nuovi nati e la defiscalizzazione delle rette per gli asili nido. In questa legislatura è stata poi approvata la legge che rende deducibili le donazioni al mondo del volontariato (fino al 10 per cento del proprio reddito e per non più di 70mila euro all’anno), un’iniziativa che le associazioni cattoliche attendevano. È stata poi approvata anche la legge delega sull’impresa sociale, che riconosce per la prima volta le imprese senza fini di lucro che erogano servizi di pubblica utilità. Per finire, va ricordata la cosiddetta legge del «Buon Samaritano» che favorisce la donazione di beni alimentari e permette agli enti senza scopo di lucro di rifornire con facilità le mense per gli indigenti.


A fronte di questi dati positivi per i cattolici, ce n’è uno di negativo che Ruini ha voluto ricordare nella prolusione di Assisi, vale a dire la riduzione dei fondi destinati alla cooperazione internazionale.

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