
Prosegue sul doppio binario di geopolitica e affari la missione di Donald Trump in Medio Oriente. Prima di lasciare Riad, il presidente americano ha incontrato l'omologo siriano Ahmed al Sharaa (al Jolani), confermando il cambio di rotta su Damasco dopo la revoca delle sanzioni. Nel primo colloquio con un leader siriano in 25 anni, il tycoon gli ha chiesto di deportare i «terroristi palestinesi», di «firmare gli Accordi di Abramo con Israele» e di «assumersi la responsabilità dei centri di detenzione dell'Isis nel nord-est», come spiega la Casa Bianca.
Il ministero degli Esteri di Damasco ha definito l'incontro «storico», ma non ha menzionato gli Accordi di Abramo, spiegando tuttavia che i due leader hanno discusso «le vie per una partnership siro-americana negli sforzi antiterrorismo» e l'importanza di revocare le sanzioni, sostenere la ricostruzione, e investimenti nel petrolio. Trump, intanto, ha detto del collega che appoggia i rapporti con Israele ma ha «tanto lavoro da fare», precisando che il faccia a faccia è «andato molto bene». E descrivendo al Shaara - ex guerrigliero islamista e jihadista, che ha guidato il rovesciamento di Bashar al Assad a dicembre - ha sottolineato: «È un uomo giovane e attraente. Un tipo duro. Un passato molto forte, un combattente». Turchia e Arabia Saudita hanno entrambe sostenuto la riconciliazione con la Siria, ma la mossa di The Donald lo mette ancora una volta in contrasto con Israele, che ha espresso profondo scetticismo nei confronti del neo-leader e ha intensificato i suoi attacchi militari contro Damasco per indebolire le capacità militari del suo avversario di lunga data. Anche se il presidente Usa ha ripetuto che «questo viaggio è positivo per Israele, è un bene che io abbia i rapporti che ho con questi Paesi, è essenziale». In Qatar, dove ha ricevuto un'accoglienza con tutti gli onori, Trump ha annunciato nuovi accordi commerciali. La Casa Bianca ha riferito della firma di un'intesa per generare uno scambio economico del valore di almeno 1.200 miliardi di dollari. La compagnia di bandiera Qatar Airways ha ordinato aerei Boeing per 200 miliardi di dollari, ha spiegato il comandante in capo con il premier Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani: «Questo è il più grande ordine di aerei nella storia di Boeing, un record». Inoltre Washington e Doha hanno raggiunto un'intesa nel settore della difesa (tra cui Pennsylvania Avenue ha sottolineato in particolare l'accordo tra l'azienda Raytheon e il Qatar da 1 miliardo di dollari per l'acquisizione di sistemi anti-drone). «Siamo amici di questo Paese da lungo tempo, lavorando insieme possiamo portare la pace», ha sottolineato Trump, ringraziando per «il grandissimo supporto» sull'Ucraina e sull'Iran, e assicurando che «ci aiuteremo a vicenda». Per quanto riguarda il dossier del nucleare iraniano, il tycoon si è detto convinto che lo sforzo diplomatico «funzionerà con Teheran, in un modo o nell'altro».
Intanto proseguono le polemiche per il dono a The Donald del Boeing 747-8 dalla famiglia reale per sostituire l'Air Force One, definito dall'opposizione democratica «la più grande tangente straniera della storia recente».
Oggi Trump dovrebbe recarsi negli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa del suo tour nel Golfo, ma il programma potrebbe subire variazioni visto che lui stesso ha accennato alla «possibilità» di un blitz in Turchia per i colloqui tra Ucraina e Russia (se Vladimir Putin sarà presente).
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