
Il grande giorno è arrivato, con qualche certezza e altrettante incognite. L'incontro a Istanbul promosso domenica scorsa da Putin, probabilmente non vedrà la presenza dello zar di Mosca, ma gli attori di rilievo non mancheranno. «L'epicentro della diplomazia mondiale è ora in Turchia, che sta svolgendo un ruolo attivo di mediazione» sostengono da Kiev, presente al summit con Zelensky e il ministro degli Esteri Sybiha. La Casa Bianca gioca la carta del segretario di stato Marco Rubio, affiancato dal consulent per le questioni ucraine Witkoff, in arrivo domani. Donald Trump, dall'Arabia Saudita, azzarda persino la possibilità di recarsi in Turchia se anche il leader russo dovesse accettare di volare a Istanbul per tenere colloqui diretti con Zelensky. «Putin vorrebbe che fossi presente, e questa è un'eventualità. Penso che arriveranno delle ottime notizie oggi o forse venerdì» rivela il tycoon.
Per Bloomberg Trump non andrà a Istanbul, ma potrebbe incontrare Putin tra non molti giorni, forse già a fine mese.
Con il trascorrere delle ore si rincorrono mille voci, ma soprattutto sembra non mancare la volontà di mettere qualche punto fermo su una guerra che va avanti ormai da 1.176 giorni. Zelensky deciderà le prossime mosse «una volta che sarà fatta chiarezza sulla partecipazione di Putin, ma siamo pronti a qualsiasi formato di negoziazione». Il ministro Sybiha ci tiene a ribadire l'impegno di Kiev, «la nostra disponibilità immediata e incondizionata a un cessate il fuoco completo e duraturo, nonché la nostra offerta di un incontro diretto al più alto livello tra l'Ucraina e la Russia. Putin deve smettere di rifiutare il cessate il fuoco e di evitare l'incontro con Zelensky». Il leader ucraino (che gli Usa non vogliono al vertice Nato dell'Aja il 25 giugno) a sua volta è convinto che Putin stia «ingannando Trump sulla questione di una soluzione pacifica, e ha paura di incontrarmi. Siamo divisi sulle posizioni, ma col tempo si arriverà a un qualche accordo». Sul summit si registra l'ottimismo del segretario generale della Nato Rutte, che parla di «finestra di opportunità per portare l'intera questione dell'Ucraina a un livello più costruttivo. Sotto la guida di Zelensky, ma anche con la partecipazione attiva degli Usa. La Turchia giocherà un ruolo importante». Scettico il vescovo di Kiev Sevcuk: «Più si parla di pace e di tregua, più poi in realtà aumentano i bombardamenti». Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula esorterà Putin a incontrare Zelensky. Putin intanto viene «braccato» dall'Ue, che ha presentato il 17esimo pacchetto di sanzioni. Le nuove misure europee, che per lo zar sono state concepite da «pridurki», letteralmente «idioti», oltre a colpire nuovamente la cosiddetta «flotta ombra» di Mosca, prevedono anche sanzioni relative alle attività ibride della Russia, alle violazioni dei diritti umani e all'uso di armi chimiche. «Le sanzioni vanno bene - dice Andriy Yermak, capo dell'ufficio presidenziale - ma il lavoro non sarà terminato fino a quando continuerà a funzionare la macchina da guerra russa. Dobbiamo intensificare la pressione finché non si fermerà». Dichiarazioni che trovano il consenso del ministro degli Esteri francese Barrot, pronto «a espandere sanzioni devastanti che potrebbero soffocare una volta per tutte l'economia di Mosca». La Francia, attraverso Macron, aveva avanzato martedì l'ipotesi di schierare testate nucleari in Polonia.
E ieri il cancelliere tedesco Merz ha ribadito che la Germania «fornirà un forte sostegno all'Ucraina, anche in materia militare», paventando la possibilità di armare Kiev con i missili Taurus a lunga gittata. Scenari che per il portavoce del Cremlino Peskov «non favoriranno la sicurezza e la stabilità nel continente».
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