Tether e Circle rientrano ormai tra i maggiori detentori di Treasury Bill statunitensi e dispongono di riserve di attività comparabili ai 20 più grandi fondi del mercato monetario. Rappresentano rispettivamente 184 miliardi (63%) e 75 miliardi di dollari (26%) della capitalizzazione di mercato delle stablecoin pari a 280 miliardi complessivi, circa l'8% del mercato totale degli asset crittografici. Mentre le stablecoin denominate in dollari statunitensi costituiscono circa il 99% di tutta l'offerta di stablecoin in circolazione, le stablecoin denominate in euro svolgono un ruolo marginale, totalizzando solo circa 395 milioni di euro.
A dare i numeri è un'anticipazione della Financial Stability review pubblicata ieri dalla Bce in cui si sottolinea come negli ultimi mesi, queste due stablecoin sono state tra i maggiori acquirenti netti di Treasury statunitensi a breve termine. Tether ha acquistato Titoli di Stato americani a breve per circa 50 miliardi, seconda solo alla Cina, mentre Circle ha realizzato acquisti per poco meno di 20 miliardi. Così a Francoforte è scattato l'allarme: «Una corsa alla svendita di queste stablecoin - avverte, infatti, il rapporto - potrebbe innescare una svendita delle loro attività di riserva, con possibili ripercussioni sul funzionamento dei mercati dei Treasury Usa. Questo potrebbe rappresentare un rischio significativo se gli stablecoin, e le corrispondenti riserve di attività, continuassero a crescere rapidamente, con alcune proiezioni che suggeriscono che la capitalizzazione di mercato potrebbe raggiungere i 2.000 miliardi di dollari entro il 2028». Questi rischi, secondo l'analisi della banca centrale guidata da Christine Lagarde, potrebbero diventare particolarmente gravi «se persistessero gli attuali livelli estremi di concentrazione, con soli due emittenti a rappresentare circa il 90% di tutti gli stablecoin in circolazione. Di conseguenza, il fallimento anche di una sola entità potrebbe avere un impatto diffuso, anche in assenza di una crisi sistemica degli stablecoin».
Le stablecoin, sottolinea l'Eurotower, sono ancora «poco utilizzate nelle transazioni reali», soprattutto nella zona euro, e finora «non hanno provocato significative fughe di depositi bancari». Tuttavia, stanno crescendo rapidamente e potrebbero trovare adozione in nuovi casi d'uso, «il che potrebbe introdurre rischi per la stabilità finanziaria in futuro». Inoltre, è fondamentale che i quadri normativi siano ulteriormente allineati a livello globale. La Bce evidenza, infatti, le differenze regolamentari tra Paesi. Per esempio, se una stablecoin venisse emessa sia nella Ue che fuori, le riserve europee potrebbero non bastare a soddisfare tutte le richieste di rimborso, aumentando il rischio di panico sul mercato.
«Per questo sono necessarie ulteriori misure di protezione prima dell'accesso al mercato europeo», conclude il rapporto.Nel frattempo, le nuove regolamentazioni sui cripto-asset, come il regolamento europeo MiCAR o il Genius Act promosso da Donald Trump negli Usa, hanno contribuito a rafforzare la domanda.