La Bce apre a un altro taglio dei tassi

Lagarde: "L'economia rallenta". Anche la Fed può abbassare il costo del denaro

La Bce apre a un altro taglio dei tassi
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Riflettori puntati sulle banche centrali. Alla vigilia del tradizionale simposio di Jackson Hole negli Usa, ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha aperto a un nuovo taglio dei tassi per tamponare l'emergenza dazi e il deprezzamento del dollaro. Intervenendo a Ginevra all'International Business Council del World Economic Forum, Lagarde ha sottolineato che «l'economia dell'area dell'euro si è dimostrata resiliente all'inizio di quest'anno di fronte a un contesto globale difficile» ma «guardando al futuro, secondo le proiezioni di giugno dell'Eurosistema, si prevede un rallentamento della crescita alla fine del terzo trimestre».

La presidente della banca centrale europea ha puntualizzato che «il recente accordo commerciale tra la Ue e gli Stati Uniti impone dazi più elevati sui beni dell'area dell'euro rispetto al regime tariffario statunitense prima di aprile». Poi ha ricordato che «l'esito dell'accordo commerciale è ben al di sotto dello scenario severo di dazi statunitensi superiori al 20% sui beni dell'area dell'euro previsto nelle proiezioni di giugno. Allo stesso tempo, i dazi specifici per settore su prodotti farmaceutici e semiconduttori rimangono poco chiari». Insomma, i recenti accordi commerciali «hanno attenuato, ma certamente non eliminato, l'incertezza globale, che persiste a causa dell'imprevedibilità del contesto politico». Gli esperti della Bce «terranno conto delle implicazioni dell'accordo commerciale Ue-Usa per l'economia dell'area dell'euro nelle prossime proiezioni di settembre, che guideranno le nostre decisioni nei prossimi mesi», ha quindi concluso Lagarde, spiegando che in anticipazione dei dazi di Donald Trump annunciati in primavera l'export verso gli Usa aveva visto un'accelerazione che ora si sta allentando.

Se a Francoforte potrebbe usare in anticipo le forbici sui tassi, a Wall Street gli investitori sono alla ricerca di ulteriori informazioni sul percorso di politica monetaria preferito dalla Federal Reserve, con l'avvio oggi del simposio annuale di Jackson Hole. L'evento annuale chiama a raccolta nel Wyoming banchieri centrali, economisti e politici di primo piano. La tre giorni si chiude sabato 23, ma il clou sarà domani, quando il presidente della Fed, Jerome Powell, salirà sul palco per il suo ultimo intervento al simposio. Il suo mandato scadrà a maggio 2026 ma la nomina del suo successore è già in cima alla lista delle priorità della Casa Bianca. Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che «per quanto riguarda il processo di selezione, abbiamo annunciato 11 candidati davvero forti. Probabilmente li incontrerò subito dopo il Labor Day» (il 1 settembre). Nell'elenco ci sarebbero David Zervos, chief market strategist di Jefferies, e Larry Lindsey, ex governatore della Federal Reserve, Michelle Bowman, vicepresidente per la Vigilanza, Chris Waller, componente del board, Philip Jefferson, attuale vice di Powell, e Lorie Logan, presidente della Fed di Dallas, James Bullard, ex presidente della Fed di St. Louis, Marc Sumerlin, consigliere economico nell'amministrazione Bush e Rick Rieder, dirigente di Blackrock. Trump ha indicato nelle scorse settimane anche Kevin Hassett, direttore del National Economic Council, e Kevin Warsh, ex governatore della Federal Reserve.

Il vero tema resta, però, la strategia: la Fed sembra ormai pronta a una nuova stagione di tagli dei tassi d'interesse. Che potrebbe preludere a un'ulteriore caduta del dollaro equivalente a un dazio aggiuntivo sull'export europeo.

A seguito del deludente rapporto sull'occupazione di luglio, gli operatori puntano su due riduzioni di 25 punti base nel 2025 (la prima già a settembre), con una certa probabilità di una terza. La parola, domani, a Powell.

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