Deutsche Bank finisce nel mirino della Bce. I riflettori di Francoforte, secondo quanto riporta il Financial Times, si sarebbero accesi dopo le accuse rivolte al gruppo tedesco che avrebbe minimizzato i rischi nel suo bilancio e presentato un quadro fuorviante della sua solidità finanziaria.
Gli accertamenti della Vigilanza partono dalle affermazioni di un ex dirigente, Dario Schiraldi, oggi in causa con la banca per 152 milioni di euro di danni, che ha presentato un esposto accusando Deutsche Bank di aver messo in atto il cosiddetto netting, un processo di consolidamento e compensazione di molteplici obbligazioni finanziarie che le banche utilizzano per ridurre l'esposizione al rischio di credito e il calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari. Schiraldi ha inviato una lettera alla banca centrale che non avrebbe ancora deciso se adottare misure formali aprendo una vera e propria indagine. Secondo l'ex dirigente, il bilancio della banca è stato «materialmente influenzato da tecniche aggressive di compensazione e di contabilizzazione fuori bilancio». L'uso di netting avrebbe gonfiato i coefficienti di capitale e di leva finanziaria della banca e ha presentato «un quadro fuorviante della solidità finanziaria della banca sia agli enti regolatori che ai mercati». Questa pratica avrebbe inoltre portato a una «apparente sottostima dell'esposizione alla leva finanziaria di oltre 200 miliardi di euro» nei bilanci finanziari del 2024 dell'istituto di credito tedesco. L'esposizione totale alla leva finanziaria di Deutsche Bank a fine settembre era di 1,3 trilioni di euro. La Bce, negli ultimi mesi, ha rivolto una serie di quesiti alla banca per valutare l'applicazione delle norme sul capitale e sul trattamento delle garanzie. Per ora, si tratta di verifiche di routine e non risulta avviata alcuna procedura formale. «Applichiamo la compensazione in conformità con gli standard contabili pertinenti e in linea generale con le comuni prassi del settore», ha affermato Deutsche Bank.
Schiraldi è uno dei sei ex manager assolti nella vicenda per i derivati Santorini di Mps, che ha poi intentato causa all'istituto affermando di esser stato a sua volta vittima come «capro espiatorio» di operazioni sulle quali i massimi vertici sarebbero stati invece a conoscenza. L'ex dirigente sostiene che i principali dirigenti e i membri del consiglio di sorveglianza dell'epoca fossero pienamente consapevoli delle operazioni con Rocca Salimbeni e che alcuni responsabili dell'audit interno avrebbero agito su indicazione dei superiori per orientare le comunicazioni verso le autorità di vigilanza, spostando l'attenzione e le responsabilità sui livelli intermedi dell'istituto.
Nel luglio scorso, un articolo dello Spiegel riportava che i mandanti del presunto complotto sarebbero stati gli allora membri del cda Stefan Krause, Stephan Leithner oggi capo della Deutsche
Boerse e l'allora responsabile del dipartimento per la gestione del rischio Christian Sewing, oggi ceo di Deutsche Bank. Anche il presidente del consiglio di sorveglianza Paul Achleitner sarebbe stato a conoscenza dei fatti.