Transizione energetica

Comunità energetiche, benefici da 1,5 miliardi l'anno. E il governo ora vuole sbloccarle

Governo al lavoro per mettere a terra i 2,2 miliardi di euro destinati all'autoproduzione e consumo nelle comunità energetiche da fonti rinnovabili, passaggio importante del Pnrr

Comunità energetiche, benefici tangibili. Ma i progetti vanno sbloccati

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) rappresentano un sistema di progetti volti a promuovere la transizione green in Italia che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mira a valorizzare per creare nel Paese una serie di collettività in cui autoproduzione e consumo da fonti pulite siano inseriti nella stessa filiera.

Impianti di generazione e accumulo fotovoltaico ed eolico, reti di distribuzione e immagazzinamento sempre più virtuose, prossimità tra produzione dell'energia e clienti finali: nella logica del Pnrr il metodo da incentivare per le comunità energetiche dovrebbe promuovere il localismo e la decentralizzazione. Garantendo di conseguenza rendimenti elevati su scala settoriale per la generazione di fonti pulite capaci di rendere autosufficienti un territorio.

Diversi studi hanno permesso di calcolare le dimensioni del taglio di emissioni di anidride carbonica e dei benefici economici garantiti dalla strutturazione a pieno regime delle 85 comunità energetiche oggi attive in Italia. Questo permetterebbe il taglio di 1,3-1,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica e di ottenere benefici per 1,5 miliardi di euro l'anno. Contribuendo alla realizzazione dei progetti che nel quadro della Renewable Energy Directive della Commissione europea impegnano i Paesi dell'Unione Europea a toccare il 32% di consumo energetico da fonti rinnovabili nel 2030.

Le politiche del Pnrr vedono circa 2,2 miliardi indirizzati alla creazione e gestione delle comunità energetiche su tutto il territorio nazionale, partendo da quelle montane e arrivando fino a contesti ove a farla da padrone potrebbero essere agrivoltaico e altre forme di integrazione tra sviluppo energetico e territorio. Le comunità energetiche, insomma, nascono con un profilo ambizioso. Non solo legato alla decarbonizzazione: “L’Europa vede in esse soggetti che hanno un respiro più ampio e che, difatti, devono avere come obiettivo principale “quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità”, scrive LaVoce.info.

L'Italia, in quest'ottica, spesso deve rincorrere le altre nazioni dell'Europa nella messa a terra dei decreti attuativi necessari a farle entrare pienamente nella rete di generazione. Legambiente calcola in 100 le comunità energetiche attive o progettate a giugno 2022 e nota che a essere connesse al Gestore dei Servizi Energetici (Gse) sono soltanto 16 di esse, mentre solo tre lavorano con incentivi statali. Ad oggi, ricorda LaVoce.info, "la partecipazione a una Cer deve essere garantita in maniera uniforme sul territorio nazionale. Le nostre regioni hanno invero mostrato una certa sensibilità sul punto, cogliendo la connotazione territoriale delle Cer e il ruolo che sono chiamate a svolgere le amministrazioni più prossime al cittadino". Molti bandi e molti progetti sono pensati in tutta Italia e necessitano di essere sbloccati dall'alto, da Roma, per essere messi a terra.

Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) guidato da Gilberto Pichetto Fratin ha in quest'ottica voluto avviare la discussione su una norma per sbloccare gli incentivi e portare nel prossimo quadriennio i 2,2 miliardi a produrre frutti. "La proposta" su cui l'esecutivo lavora, nota Il Sole 24 Ore, "è incentrata su due misure: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, come il fotovoltaico, l'eolico, l'idroelettrico e le biomasse. Chi vorrà associarsi in una configurazione di autoconsumo potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili. La potenza finanziabile è pari a complessivi 5 gigawatt (GW)" e ogni Cer dovrà produrre almeno 2.500 GWh ogni anno. Il motore dello sviluppo della transizione attende di essere avviato mentre da Cdp a Intesa San Paolo il legame tra sviluppo della transizione e comunità locali vede anche grandi organizzazioni sempre più interessate a finanziare e investire.

E l'Italia deve cavalcare con forza un obiettivo che coniuga sviluppo e sostenibilità come il rafforzamento delle Comunità energetiche alimentate da fonti rinnovabili.

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