Confindustria, anche Orsini alla fase finale

Il vicepresidente sta per certificare di avere il 24% dei voti per essere ammesso al ballottaggio

Confindustria, anche Orsini alla fase finale
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Nella corsa alla presidenza di Confindustria anche Emanuele Orsini punta al voto finale del consiglio generale del 4 aprile.

Dopo Edoardo Garrone, che si è già assicurato la partecipazione presentando a sostegno il 20% dei voti assembleari (grazie alla sponsorizzazione di Assolombarda), anche il vicepresidente di Confindustria per il credito e il fisco depositerà entro venerdì la certificazione di detenere non meno del 24% dei voti totali dell’assemblea confederale. Restano da comprendere le mosse degli altri due candidati, Antonio Gozzi e Alberto Marenghi.

Intanto, i programmi dei quattro candidati sono stati inviati ai componenti del consiglio generale. Una delle proposte distintive nelle 22 pagine presentate da Edoardo Garrone riguarda l’evasione fiscale perché «deprime l’intero sistema economico». Occorre, quindi, «definire meccanismi e strumenti di policy che affrontino il problema alla radice». Il presidente di Erg e del Sole 24 Ore intende rafforzare la sede di Bruxelles, il centro studi e la direzione generale, promettendo distensione col sindacato.

Secondo Orsini, invece, bisogna «scrivere un vero Industrial Act in cui fissare le priorità da difendere a tutti i costi per le filiere industriali europee». Il vantaggio competitivo di Orsini e Gozzi è la riapertura sul nucleare. «Le rinnovabili non possono essere la via esclusiva per la decarbonizzazione», sottolinea il vicepresidente di Confindustria. Entrambi sono poi concordi sulla fissazione di un prezzo unico per l’energia destinata a fini produttivi. Un argomento sul quale Garrone ha glissato per l’impegno della sua Erg nel campo delle rinnovabili. Marenghi, invece, ha evidenziato che non si può distruggere l’industria Ue sulla base di «un’ideologia».

Il minimo comun denominatore è poi rappresentato dalla ricerca di un nuovo rapporto con il sindacato, non più basato sulla conflittualità, ma su un ruolo sempre più preminente della contrattazione di secondo livello. Gozzi è il più radicale visto che per lui «Confindustria deve farsi promotrice di un ripensamento dell’intero sistema di contrattazione nazionale». La differenza è soprattutto sulle politiche fiscali: se Garrone pensa a una riproposizione del sistema di incentivi (assunzioni, innovazione, ecc.), Marenghi pè favorevole all’abolizione dell’Irap e alla modifica dell’Ires, determinando una pesante ipoteca per il «dialogante» ove i suoi voti dovessero confluire sul numero uno del Sole 24 Ore. Ieri il presidente uscente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha presentato a Roma «Fabbrica Europa», le proposte degli imprenditori per un’Europa competitiva.

Pare una

sintesi dei programmi dei candidati: «bisogna abbandonare l’approccio ideologico emerso negli ultimi anni e confrontarsi su soluzioni concrete», che consentano alle aziende di reggere la concorrenza con Stati Uniti e Cina.

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