Confindustria25, Meloni: "Il governo è con le imprese. La Ue cancelli i dazi interni"

La premier all'assemblea degli industriali: "Strategia del ‘make in Italy’ per attirare investimenti esteri. Attenti a costi dell’energia". E lancia la stoccata all'Europa

Confindustria25, Meloni: "Il governo è con le imprese. La Ue cancelli i dazi interni"
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Orgoglio nazionale, ambizione europea e una promessa di concretezza. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, interviene all’assemblea annuale di Confindustria con un discorso denso di annunci, rivendicazioni e aperture al mondo produttivo. Di fronte alla platea degli industriali riuniti al Teatro EuropAuditorium, la premier rilancia il progetto “Make in Italy”, spinge sul rilancio del mercato unico europeo e raccoglie la proposta del presidente degli industriali Emanuele Orsini per un piano straordinario a favore dell’industria italiana.

Tra i risultati rivendicati, la premier ha citato il miglioramento del giudizio da parte dell’agenzia Moody’s – «una cosa che non accadeva da circa 25 anni» – e una ritrovata attrattività per gli investitori esteri. Tra gli esempi elencati: «Microsoft ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi di euro», «Google ha scelto la Sicilia per realizzare una rete di cavi sottomarini», mentre «gli Emirati Arabi Uniti […] hanno annunciato di voler investire in Italia 40 miliardi di euro». “Il messaggio che vogliamo lanciare all’Europa e al mondo intero è 'Make in Italy'”, ha detto Meloni, spiegando che “non si tratta di uno slogan, ma di una strategia che abbiamo già concretizzato con il programma per gli investimenti esteri in Italia, attraverso norme che semplificano le procedure e l’introduzione di un commissario unico, un solo interlocutore per garantire tempi rapidi e risposte certe”.

Uno dei passaggi più rilevanti del suo intervento ha riguardato il mercato interno dell’Unione europea, che secondo la premier presenta ancora troppe distorsioni e ostacoli. “Consideriamo fondamentale, a maggior ragione in un quadro di instabilità dei mercati internazionali, che l’Europa abbia il coraggio di rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta”, ha affermato, citando uno studio del Fondo monetario internazionale secondo cui “il costo medio per vendere beni tra gli Stati dell’Ue equivale a una tariffa del 45%, rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti”. Nei servizi, ha aggiunto, “la tariffa media stimata arriva al 110%. Non può essere sostenibile”. Per questo, ha sottolineato, “il rilancio del mercato unico europeo è una priorità, anche per mettere l’Europa al riparo da scelte protezionistiche di altri Paesi”.

Particolarmente sentito anche il passaggio sul costo dell’energia, tema caldo per il mondo imprenditoriale. Meloni ha annunciato che il governo sta “lavorando a un’analisi del funzionamento del mercato italiano per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale possano essere la causa di aumenti ingiustificati, perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione”. Uno dei temi centrali affrontati è stato quello dell’energia, definito dalla premier «la questione più urgente da affrontare». A questo proposito ha annunciato l’intenzione di «riprendere il cammino del nucleare, puntando alle tecnologie più innovative per realizzare i mini reattori sicuri e puliti», ribadendo che si tratta di «una scelta coraggiosa per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione rafforzando però la competitività».

Sulla transizione ecologica, Meloni ha criticato le scelte dell’Ue: «Solo chi non aveva mai messo piede in un capannone poteva pensare di cambiare tecnologia per norma», ha affermato, accusando Bruxelles di aver «scelto la strada forzata della transizione verso una sola tecnologia, l’elettrico, le cui filiere sono oggi in larga parte controllate dalla Cina».

Il discorso si è poi spostato sulle politiche industriali nazionali. Dopo aver ascoltato la proposta di Orsini per un piano straordinario a sostegno dell’industria, Meloni ha dichiarato: “Sono d’accordo. Il governo sta già lavorando insieme al settore produttivo e alle parti sociali per una politica industriale di medio e lungo periodo”. E ha aggiunto: “Ci siamo, anche a partire dalle semplificazioni. Penso si debba procedere in modo più spedito e mi prendo l’impegno personalmente ad occuparmene. Ci sono cose che si possono fare più velocemente”.

Non solo promesse, ma anche riferimenti operativi. La presidente del Consiglio ha ricordato che “nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi ho proposto un patto con il sistema produttivo” e che il governo ha già “individuato circa 15 miliardi nel Pnrr che vorrei fossero rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare la produttività”. Non è mancato un accenno alla necessità di rilanciare gli investimenti: “Siamo pronti a ulteriori correttivi su Transizione 5.0”.

A metà legislatura, la premier ha voluto chiudere con un messaggio politico di fiducia e coesione nazionale: “Se penso a tutto quello che abbiamo passato, sembra sia trascorsa un’eternità. Ma il mio messaggio per voi è: pensate in grande, perché l’Italia è grande”. E ha aggiunto: “Fuori dai nostri confini c’è una voglia d’Italia che troppo spesso siamo i primi a non vedere.

Vedono che l’Italia sta raddrizzando la rotta. Il governo c’è e non intende indietreggiare. Si vince o si perde tutti insieme. Questa nazione ha bisogno di fare tanto, ma ha tutte le carte in regola per invertire la rotta. La prima cosa è crederci”.

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