Energia pulita, lavoro e sviluppo: l'economia del mare fa crescere l'Italia

La blu economy è un asset fondamentale per il futuro. Il nostro Paese può diventare l'hub energetico dell'Europa nel Mediterraneo. Il tema al centro dell'evento organizzato dal Giornale a Genova (qui il link di iscrizione gratuita)

Energia pulita, lavoro e sviluppo: l'economia del mare fa crescere l'Italia
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Sostenibilità e sviluppo economico. Tutela ambientale e progresso. Senza l'acqua non c'è futuro: ancora oggi il mare è una fonte inesauribile di opportunità e di benessere per tutti. In un tempo in cui la consapevolezza per i temi ecologici impone nuovi paradigmi nell'approccio alle risorse, le grandi distese d'acqua sono sempre più una preziosa fonte di vita, di interscambio e di crescita. Per questo, salvaguardarle significa investire a lungo termine. Non a caso, negli ultimi anni, si è fatta strada una prospettiva che racchiude e valorizza l'immenso potenziale del mare: quella della cosiddetta blu economy. L'economia del mare.

La definizione include tutte le attività economiche che si sviluppano e operano direttamente nell'ambiente marino o nelle sue immediate vicinanze: l'acquacoltura, la pesca, il turismo e il trasporto marittimo, il settore cantieristico e quello delle biotecnologie marine, senza dimenticare il fondamentale ambito delle energie rinnovabili marine. Uno dei cardini dell'economia del mare, infatti, è proprio il concetto di preservazione e rigenerazione dell'ambiente acquatico, inteso anche come risorsa utilizzabile per produrre energia pulita attraverso la forza delle onde e delle maree. Gli investimenti in questo settore rappresentano una sfida tutta proiettata verso un futuro più sostenibile.

L'Italia, Paese affacciato sul Mediterraneo, ha un ruolo da protagonista anche nella blu economy attraverso una filiera che offre importanti modelli di gestione, di produzione e di consumo, creando posti di lavoro. Tra i distretti marittimi nazionali più importanti c'è senza dubbio quello di Genova, l'antica repubblica marinara che ancora oggi rappresenta un'eccellenza e un catalizzatore di investimenti. Proprio nella città della Lanterna, Il Giornale ha organizzato un evento in programma per mercoledì 15 maggio prossimo a Palazzo Ducale: una mattinata di confronti e dibattiti sulla transizione energetica, intitolata "Quo vadis, Terra?" (qui il link di iscrizione gratuita). I protagonisti dell'economia, dell'attualità e dell'impresa dialogheranno tra loro, intervistati dalle più apprezzate firme del nostro quotidiano. L'economia del mare e le soluzioni per valorizzarla ulteriormente saranno tra i temi al centro della discussione.

La blu economy è infatti fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell’Europa. E bastano pochi dati per capire il perché. Il settore rappresenta il 9% del pil nazionale, il 12% di quello europeo e in termini di commercio internazionale muove l'85-90% dei volumi totali degli scambi nel mondo. I soli porti italiani hanno movimentato, in un anno fortemente segnato da eventi eccezionali come il 2022, mezzo miliardo di tonnellate di merci, oltre 60 milioni di passeggeri e 380 miliardi di import-export. Nel nostro Paese le imprese dell'economia del mare sono 228mila e danno lavoro a quasi 914 mila persone, generando un valore aggiunto di 52,4 miliardi di euro, che arriva a 142,7 miliardi se si considera l'intera filiera diretta e indiretta. Quello marittimo, insomma, è un vero e proprio asset economico, nonché un volano per la competitività del Paese.

Le autostrade dell'acqua sono un vettore di uno sviluppo che può - e anzi deve - essere redditizio ma allo stesso tempo sostenibile. In questo senso, la sfida della transizione energetica è strettamente connessa a quella del progresso. E l'Italia in tale ambito può davvero ambire a puntare in alto: a diventare cioè l'hub energetico dell'Europa nel Mediterraneo. Il nostro Paese, difatti, ha ancora un grande potenziale da esprimere e non a caso, a partire dall'estate scorsa, il governo Meloni aveva lanciato il primo Piano del Mare nazionale. Tra gli indirizzi strategici previsti dallo strumento di programmazione, la tutela e la valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico, ma anche la valorizzazione economica del mare, con particolare riferimento all'archeologia subacquea, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell'acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche. Previsti anche la valorizzazione delle vie del mare e lo sviluppo del sistema portuale, nonché la promozione del sistema-mare nazionale all'estero.

Certo, in un momento geopolitico internazionale complesso come quello presente, non mancano sfide e criticità anche per la blu economy.

L'instabilità mediorientale, con la crisi del Mar Rosso, e il conflitto russo-ucraino, con le sue ripercussioni indirette sui porti adriatici, sono motivo di allerta per il sistema interconnesso attraverso le vie d'acqua. Il mare è davvero un bene comune e una risorsa da tutelare: l'umanità, in questo senso, è davvero tutta sulla stessa barca.

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