La Fed taglia i tassi di interesse. Cosa significa per il tuo mutuo?

La Federal Reserve ha effettuato una riduzione di 25 punti base, ed entro fine 2025 sono previsti due ulteriori tagli

La Fed taglia i tassi di interesse. Cosa significa per il tuo mutuo?
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Dopo un periodo di stallo durato nove mesi, vale a dire dal dicembre del 2024, la Federal Reserve americana ha deciso di effettuare un taglio di 25 punti base dei tassi d'interesse, riportati al range 4,25/4%: questo primo intervento di riduzione, unitamente ai prossimi due già annunciati per la fine del 2025, ha riportato un certo ottimismo per quanto concerne i mercati globali.

Durante la conferenza stampa successiva alla riunione della Fed, Jerome Powell ha spiegato che alla base della decisione ci sarebbero il rallentamento della crescita economica e una lieve involuzione del mercato del lavoro: l'intervento sul costo del denaro arriva dunque ai primi segnali di decelerazione della domanda interna per evitare i rischi economici connessi a un brusco stop e quindi all'arrivo a un punto di non ritorno.

Da un lato, questa scelta è stata accolta con positività dai mercati, ma dall'altro c'è ancora una certa cautela, dal momento che gi scenari globali sono complessi e instabili. L'inflazione, infatti, rimane elevata e continua a destare preoccupazione, anche a causa dell'impatto che i dazi commerciali hanno portato sui prezzi: ciò nonostante la Federal Reserve ha deciso di intervenire con un allentamento prudente e graduale, dal momento che due ulteriori ritocchi ai tassi d'interesse dovrebbero arrivare entro dicembre 2025. Il tutto agendo per tempo, ovvero senza trovarsi invischiati in una situazione di recessione economica.

L'attenzione, comunque, resta massima, e Powell ha spiegato che verranno tenuti sotto controllo eventuali segnali di instabilità. A spingere la Fed a entrare in azione dopo 9 mesi di stasi è stato, ha precisato ancora il presidente, il rallentamento della crescita occupazionale e il conseguente incremento del tasso di disoccupazione, per quanto si parli di percentuali al momento non preoccupanti. La fase di decelerazione dell'inflazione, la quale comunque resta ancora alta, è stato un ulteriore elemento che ha portato verso un allentamento della stretta monetaria, per quanto la situazione sia da monitorare con grande attenzione nei prossimi mesi.

Dal lato della Bce, invece, sono stati confermati i tassi d'interesse al 2% per la seconda volta consecutiva, a conferma del fatto che ci si trovi in un contesto di relativa stabilità: la stessa inflazione in area Euro è rimasta ferma al 2% per il terzo mese consecutivo, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito al 6,2% a luglio, toccando i minimi dell'anno in corso.

Cosa comporterà concretamente per noi il taglio operato dalla Fed? Concretamente nulla, nel senso che le conseguenze dirette del taglio sono apprezzabili solo negli Stati Uniti, ma è chiaro che quanto accade oltreoceano abbia eccome delle ripercussioni indirette. Volente o nolente la Banca centrale europea deve guardare a ciò che accade negli States, anche e soprattutto per il fatto che un eccessivo divario tra i tassi potrebbe avere conseguenze a livello inflattivo.

Di sicuro, per avere un quadro più preciso bisognerà attendere la fine del 2025, quando

la Fed dovrebbe arrivare coi due tagli già in programma tra il 3,75/3,50%, fermo restando che l'inflazione residua e la situazione geopolitica potrebbero essere degli elementi di disturbo non irrilevanti.

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