La primavera è per la politica italiana l'era della grande stagione delle nomine. E il governo Meloni affronta in questa tornata il punto di caduta più delicato della tradizionale fase di rinnovo dei consigli di amministrazione delle società e degli enti partecipati direttamente o meno dallo Stato. In questa fase i "gioielli" dell'apparato economico a partecipazione pubblica, punta di lancia del sistema-Paese, vedranno una delicata fase di rinnovo delle cariche apicali.
Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il Ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e gli esponenti dei partiti che compongono la maggioranza di centrodestra sono al lavoro per ridefinire la geografia del potere economico italiano e aprire alla fase critica dei rinnovi degli amministratori.
Come ha scritto Alessandro Aresu su Pandora “l’importanza delle nomine delle società pubbliche e para-pubbliche nella vita del Paese non è diminuita" dopo che le società in questione hanno cessato di essere braccia dello Stato e sono diventate de iure società private, ma bensì "è aumentata. Anche perché le società controllate dal Ministero dell’Economia e dalla Cassa Depositi e Prestiti dominano Piazza Affari, una borsa rimasta piccola rispetto alle omologhe europee per via dello scarso numero di grandi e medie imprese quotate. Ecco dunque il paradosso delle privatizzazioni: il sistema dei partiti non esiste più ma le nomine continuano ad esistere. Non solo: sono diventate molto più importanti”.
Chi sarà coinvolto nel risiko delle nomine
Nel 2023, in due tornate, le nomine toccheranno direttamente il cuore economico del Paese. In primavera saranno sottoposti a rinnovo i consigli di amministrazione di 18 società direttamente partecipate dallo Stato, a cui si aggiungono 49 società partecipate di secondo livello attaverso Cassa Depositi e Prestiti e tre gruppi di terzo livello in cui la banca pubblica di Via Goito è azionista di maggioranza relativa. Al 31 dicembre scadranno invecei CdA di altre 10 partecipate dirette dallo Stato, 51 partecipate da Cdp e quattro gruppi di terzo livello, partecipati da società partecipate.
Complessivamente 28 partecipate dirette, 100 controllate tramite Cdp e 7 società partecipate da Via Goito o altri gruppi, per 135 gruppi in totale, saranno oggetto del rinnovo di cui il governo Meloni si dovrà occupare. E le settanta da rinnovare in primavera rappresentano il gotha del sistema-Paese.
Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna: i cinque perni delle partecipate
Le nomine toccheranno in primo luogo cinque dei sette gruppi più importanti nel grande gioco delle nomine. Eccezion fatta per Cdp e Snam, rinnovate dal governo Draghi tra 2021 e 2022, sono infatti Eni, Enel, Terna, Leonardo e Poste a rappresentare la parte più consistente dell'apparato a partecipazione pubblica. Tutte e cinque le società dovranno veder rinnovati i propri consigli di amministrazione e le cariche di presidente e amministratore delegato.
I due big dell'energia, Eni e Enel, sono le aziende più importanti in termini di fatturato, rilevanza geopolitica ed economica e utili, fonti di corpose cedole per lo Stato. E sono i piatti forti della partita.
In Eni giungono alla scadenza i mandati del presidente Lucia Calvosa, nominata da Giuseppe Conte nel 2020, e dell'amministratore delegato Claudio Descalzi, che è in sella dalla nomina ad opera di Matteo Renzi nel 2014 e punta al quarto mandato.
In Enel Michele Crisostomo, presidente scelto da Conte nel 2020, guida il cda di sette membri che dovrà essere rinnovato assieme a Francesco Starace, a sua volta scelto da Renzi nel 2014. Qui ci si aspetta, già dall'era Draghi, una discontinuità più profonda rispetto a quella che attenderà Eni.
Nel campo energetico va sottolineata anche l'importanza di Terna, il cui amministratore delegato Stefano Donnarumma è stato nominato nel 2020 dal governo giallorosso. Assieme a lui nominata Valentina Bosetti, ex ricercatrice della Fondazione Eni Enrico Mattei scelta come presidente nella stessa tornata.
Il big della Difesa, Leonardo, è oggi guidato dal prefetto Luciano Carta, generale della Guardia di Finanza, scelto nel 2020 da Conte come presidente e dall'ad Alessandro Profumo, che punta al terzo mandato ed è stato nominato da Paolo Gentiloni del 2017.
In Poste Matteo Del Fante fa risalire allo stesso anno il suo arrivo al gruppo. Lo stesso anno fu nominata anche la presidentessa uscente Bianca Maria Farina.
Rinnovi, discontinuità, svolte: il governo dovrà decidere con attenzione la gestione delle nomine. A partire dal metodo: durante l'era Draghi la centralizzazione delle scelte era focalizzata sul presidente del Consiglio. Ora la maggioranza deciderà in forma curiale per queste cinque società che nel 2021 fatturavano circa 192,5 miliardi di euro complessivamente (88 miliardi Enel, 76,58 miliardi Eni, 14 Leonardo, 11 Poste e 2,6 Terna), un decimo del Pil italiano. L'ultima parola spetterà a Giorgia Meloni ma la richiesta di confronto dei partiti è stata accolta. Come riporta Tag43, i partiti del centrodestra hanno già i nomi dei loro esponenti di riferimento per le trattative: " Francesco Lollobrigida e Giovanbattista Fazzolari per Fratelli d’Italia, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo per Forza Italia, Giulio Centemero e Alberto Bagnai per la Lega".
Le altre partite calde, da Mps a Enav
Tra le altre partecipate in campo per il rinnovo anche altri gruppi di grande importanza economica o amministrativa. Rimane ancora in carico allo Stato la nomina del cda di Monte dei Paschi di Siena, guidato dalla presidentessa Maria Patrizia Grieco e dall'ad Luigi Lovaglio.
Marina Natale è invece l'ad di AMCO, società al 100% del Mef incaricata di gestire i crediti deteriorati delle banche italiane e prossima alla scadenza della sua carica. Crsitiano Cannarsa è invece ad della centrale di acquisti pubblica Consip, chiamato in ballo per diverse nomine di peso, compresa da ultima quella per l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. La sua delega a Consip è in scadenza assieme a quella di Vincenzo Sanasi (ad) e Mauro Masi alla centrale assicuratrice Consap. I rinnovi e eventuali sostituzioni in questi enti appaiono delicatissimi.
Paolo Simioni e Francesca Isgrò, ad e presidente di Enav, sono altre due figure manageriali chiamate in ballo nel toto-nomine. L'Ente Nazionale Assistenti di Volo è controllato dal Mef e con questa tornata vedrà i suoi nuovi vertici.
Dal nucleare allo sport
Altre società di "nicchia" riceveranno un tagliando ai vertici. Saranno da rinnovare i commissari straordinari di Sogin, la società che gestisce gli impianti nucleari, così come i vertici di Sport e Salute, società che si occupa dello sviluppo dello sport in Italia, producendo e fornendo servizi di carattere generale.
Tra le partecipate di secondo livello in via di rinnovo il CdA di Rete Ferroviaria Italiana, società per lo sviluppo infrastrutturale di Ferrovie dello Stato, la cui ad Vera Fiorani è intenta a sviluppare progetti di rete molto strategici per il Pnrr. Enel vedrà anche la sua succursale Enel Italia, guidata da Nicola Lanzetta, chiamata al rinnovo. Nel perimetro di Leonardo è da rinnovare il vertice di Orizzonte Sistemi Navali il cui presidente era l'attuale Ministro della Difesa Guido Crosetto, ovviamente dimessosi. Da capire anche il futuro di Acciaierie d'Italia, ove l'ad è il boiardo di lunga data Franco Bernabé.
Insomma, il piatto è ricchissimo. Nel grande gioco delle nomine il governo Meloni dovrà seguire la logica del pragmatismo, decidendo con attenzione vertici chiave per società che rappresentano una fetta importante dello sviluppo nazionale.
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