L’Italia torna al nucleare, ecco il piano

Pichetto: "Questa è la chiave per sicurezza nazionale, informeremo le comunità"

L’Italia torna al nucleare, ecco il piano
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Oggi il Consiglio dei ministri segnerà un passaggio storico: l'Italia si rimette sulla strada del nucleare. Dopo decenni di immobilismo e due referendum che hanno relegato il nostro Paese a dipendere dall'estero, il governo varerà il ddl delega che apre ufficialmente la stagione dell'atomo sostenibile. La sfida è sicurezza energetica all'Italia tramite le tecnologie più avanzate, in linea con i Paesi europei che non hanno mai abbandonato il nucleare e che oggi ne raccolgono i frutti.

Dopo «l'ultimo passaggio in Consiglio dei ministri, la legge delega sul nucleare andrà in Parlamento ed entro i dodici mesi successivi dobbiamo redigere le norme d'attuazione», ha spiegato ieri il ministro dell'Ambiente e dell'Energia Gilberto Pichetto Fratin, titolare della materia. «Rispetto tutte le posizioni ideologiche, ma mi auguro che il dibattito sia portato sui contenuti, sulla parte scientifica e sull'interesse nazionale», ha aggiunto sottolineando che «bisogna spiegare che cos'è il nuovo nucleare che non è la bomba atomica e bisogna spiegare che cosa fare per dare al Paese sicurezza e una struttura di controllo, e di cosa dare alle future generazioni vista l'esplosione prevista della domanda di energia».

Il ddl delega è la cornice normativa che servirà a rendere operativo un Programma nazionale per lo sviluppo dell'energia nucleare sostenibile. Il testo non si limita a disegnare principi, ma prevede misure concrete: dalla costruzione di nuovi impianti di ultima generazione alla gestione delle scorie, dalla formazione di tecnici e ricercatori fino al riordino delle competenze in materia di sicurezza. La legge fissa tempi e procedure, con la possibilità di adottare decreti legislativi entro un anno dall'entrata in vigore e di correggerli o integrarli nei successivi ventiquattro mesi.

Rispetto alla versione precedente del provvedimento, è stata semplificata la procedura parlamentare, riducendo i margini di stallo. È stato chiarito che il Programma nazionale fungerà da cornice non vincolante, pensata per orientare le proposte dei privati, che avranno così certezza di regole e percorsi autorizzativi più rapidi. Un'altra innovazione riguarda gli oneri: nella vecchia versione erano esclusivamente a carico dei soggetti abilitati, mentre ora la norma è più flessibile, aprendo la strada a strumenti di sostegno e partenariati pubblico-privati. Nel ddl si prevede il riordino della vigilanza e della sicurezza nucleare, con la possibilità non l'obbligo (come previsto in precedenza) di istituire un'autorità amministrativa indipendente sul modello europeo. Per ora, però, le autorizzazioni restano in capo al ministero dell'Ambiente.

Al centro rimane la semplificazione: il titolo abilitativo sostituirà ogni altro provvedimento, tranne le valutazioni ambientali, e varrà anche come variante urbanistica. Gli interventi saranno dichiarati di pubblica utilità e urgenza, un chiaro segnale che l'interesse nazionale prevale sulle resistenze locali. È questa la vera svolta: non più rinvii e conflitti ideologici, ma una linea chiara.

Il nodo delle scorie, per anni usato come alibi per non decidere, trova finalmente una disciplina organica: il ddl affronta sia lo stoccaggio temporaneo sia lo smaltimento definitivo, inserendo criteri di sicurezza e radioprotezione che rispettino tutti gli standard internazionali.

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