
Due anni fa, ad agosto 2023, Christine Lagarde si era presentata davanti alla platea del simposio di Jackson Hole nel profondo Wyoming e aveva predetto con nonchalance il crollo dell'ordine finanziario internazionale:
«Esistono scenari plausibili in cui potremmo assistere a un cambiamento fondamentale nella natura delle interazioni economiche globali, il mondo potrebbe presto entrare in una nuova era in cui le regolarità del passato potrebbero non essere più una buona guida per il funzionamento dell'economia», erano state le sue parole. Gufo o cassandra? Di certo, dopo una vita passata a gestire l'establishment globale da una crisi all'altra, Lagarde ha imparato che le previsioni di un importante banchiere centrale rischiano di autoavverarsi. E ieri la presidente della Bce in un'intervista a Radio Classique ha lanciato l'allarme: se Donald Trump dovesse prendere controllo della politica monetaria americana questo porrebbe «un pericolo molto serio» per l'economia Usa e mondiale. Il presidente americano ha più volte minacciato di rimuovere il presidente della, Fed Jerome Powell, e si è mosso per licenziare la governatrice Lisa Cook. Se questa politica monetaria «dipendesse dal diktat di questo o quello, l'equilibrio dell'economia americana, e di conseguenza gli effetti che ciò avrebbe in tutto il mondo, sarebbero molto preoccupanti», ha evidenziato Lagarde. Tuttavia - ha aggiunto - sarà «molto difficile» per Trump arrivare a una tale situazione, perché «la Corte Suprema degli Stati Uniti, che è ampiamente rispettata nel Paese e che spero sarà rispettata anche da lui, ha chiaramente indicato che un governatore della Fed può essere revocato solo per colpa grave».
Poi la presidente della Bce ha sottolineato che «per tutti i Paesi della zona euro è assolutamente fondamentale avere un debito sostenibile, un debito gestibile. Per farlo, bisogna evidentemente che l'orientamento in termini di servizio del debito, in termini di volume del debito, sia al ribasso e rientri nei limiti di ciò che è stato concordato con i partner europei e che consiste nel controllare le proprie finanze pubbliche». Quindi, da questo punto di vista, «è evidentemente determinante rispettare le regole che sono state convenute e di conseguenza avere una traiettoria del debito che, primo, si stabilizzi, e secondo, a termine, rientri nei limiti di ciò che è stato convenuto», ha aggiunto.
Per la Lagarde l'Italia oggi in termini di bilancio «fa sforzi molto seri e probabilmente arriverà presto all'obiettivo del 3% di deficit. Quindi faremmo bene a ispirarci a questo», ha risposto a una domanda sulla crisi del debito in Francia che ha portato a un allargamento dello spread del Paese «appena al di sotto dell'Italia, il che non era il caso alcuni trimestri fa».
Il primo ministro Francois Bayrou chiederà lunedì prossimo la fiducia dell'Assemblea nazionale e tutto lascia intendere che non la otterrà e dovrà dimettersi. Tuttavia, la presidente della banca centrale non sembra preoccupata, in questa fase, di un'amministrazione controllata della Francia da parte del Fondo monetario internazionale, istituzione che ha guidato dal 2011 al 2019. «I Paesi chiedono l'intervento del Fmi in circostanze in cui la bilancia corrente è gravemente deficitaria e il paese non è in grado di far fronte ai propri obblighi: non è questo il caso della Francia oggi», ha osservato la presidente della Bce. «L'Fmi probabilmente direbbe: le condizioni non sono soddisfatte, organizzatevi da soli per ristrutturare e mettere ordine nelle vostre finanze pubbliche», ha aggiunto Lagarde. Convinta che il sistema bancario francese sia un sistema «ben capitalizzato, ben strutturato, ben supervisionato, con attori responsabili e che non sia la fonte del rischio attuale».
Poi però, ha chiosato: «Gli sviluppi politici, l'insorgere di rischi politici hanno un impatto evidente sull'economia, sulla valutazione da parte dei mercati finanziari dei rischi Paese e di conseguenza sono preoccupanti per noi, quali che siano».