La battaglia legale tra Maire, guidata dall’ad Alessandro Bernini (foto), ed Euro-Chem si arricchisce di un nuovo capitolo. Al centro dello scontro c’è il progetto Kingisepp 2, un maxi-impianto di ammoniaca e urea nei pressi di San Pietroburgo, affidato nel 2020 a Tecnimont, controllata del gruppo italiano. La crisi esplode nel 2022, quando Tecnimont sospende i lavori invocando l’impatto delle sanzioni occidentali e il collasso delle catene di approvvigionamento. EuroChem respinge questa ricostruzione e accusa l’appaltatore italiano di ritardi precedenti, sostenendo che le sanzioni siano state solo il pretesto per uscire da un progetto già in difficoltà. Da qui la risoluzione dei contratti e l’avvio delle azioni legali.
Da un lato, il gruppo russo- svizzero ha portato la disputa davanti ai tribunali di Mosca, ottenendo il 28 novembre 2025 una sentenza che condanna Tecnimont e la sua controllata locale a pagare 171 miliardi di rubli (1,9 miliardi di euro). Dall’altro, EuroChem ha ampliato progressivamente le richieste, arrivando a stimare un’esposizione complessiva superiore ai 4 miliardi e chiamando in causa Maire.
Il gruppo italiano contesta la legittimità delle decisioni russe e sostiene che siano prive di efficacia fuori dalla Federazione, ribadendo che i contratti prevedono l’arbitrato internazionale a Londra come unica sede competente. I procedimenti davanti alla London Court of International Arbitration sono in corso e una decisione è attesa nel 2026.
EuroChem Severo-Zapad 2 ha tuttavia presentato esposti alla Consob e all’autorità di vigilanza lussemburghese Cssf, accusando Maire di non aver informato adeguatamente il mercato sui rischi legali legati alle cause russe. In particolare, viene contestata l’omessa menzione di una prima causa avviata il 2 settembre 2025, assente sia nel resoconto finanziario dei nove mesi sia nel prospetto del bond emesso di recente in Lussemburgo.
Secondo i legali che seguono l’iniziativa, questo profilo di disclosure potrebbe violare le regole europee sulla trasparenza finanziaria. Un rischio potenzialmente esistenziale per il gruppo sarebbe stato trattato con meno evidenza rispetto a controversie marginali. Se le autorità di vigilanza dovessero condividere questa lettura, Maire potrebbe essere costretta a rettificare i documenti finanziari, integrare l’informativa al mercato e affrontare sanzioni, con possibili riflessi sul titolo a Piazza Affari e sull’accesso ai capitali.
Ma il nodo più delicato resta quello internazionale. EuroChem ha già annunciato l’intenzione di tentare l’esecuzione delle sentenze russe in Paesi terzi dove esistono accordi bilaterali con Mosca, come Kazakistan, India, Medio Oriente e alcune aree dell’Africa, mercati chiave per Maire.
Il precedente sudafricano del 2025, con l’esecuzione di una decisione di Mosca contro Google, dimostra che in alcune giurisdizioni il rischio non è solo teorico. In questo quadro si inseriscono anche le lettere inviate a sedici grandi banche italiane per fare pressione sul sistema finanziario.