Sindacati balneari in trincea. Col governo contro Bruxelles

Confcommercio e le altre sigle incitano l’esecutivo a non cedere al diktat sugli indennizzi da riconoscere

Sindacati balneari in trincea. Col governo contro Bruxelles
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Fronte compatto dei sindacati dei balneari al fianco del governo dopo la lettera della Commissione Ue che boccia la bozza del decreto ministeriale sugli indennizzi ai concessionari uscenti minacciando una multa da oltre 110 milioni di euro. L’esclusiva del Giornale , dello scorso 22 luglio, che ha avuto accesso alla missiva spedita da Bruxelles lo scorso 17 luglio, confermava la linea dura dell’esecutivo comunitario. «Il diritto dell’Unione non consente, nelle circostanze di questo caso, di riconoscere alcuna compensazione agli operatori uscenti», si legge nel testo. Una doccia fredda per il governo e per il ministro delle Infrastrutture Salvini, che aveva puntato proprio sugli indennizzi per costruire un punto di equilibrio tra le richieste europee e la tutela degli imprenditori storici del settore.

Eppure, il comparto non arretra e rilancia. «Siamo convinti che il governo italiano farà valere la specificità italiana», afferma Antonio Capacchione, presidente del Sib-Fipe Confcommercio. «Gli stabilimenti balneari italiani sono sorti proprio per garantire che il bagno avvenga in totale sicurezza. Siamo dei fiduciari dello Stato. Anche se questo elemento magari non viene tenuto in debita considerazione dalla Commissione Ue». Secondo Capacchione, l’approccio di Bruxelles ignora volutamente il contesto nazionale. «Il nostro Paese viene equiparato ad altre realtà europee che non sono neanche lontanamente paragonabili», osserva e richiama direttamente la Direttiva Bolkestein, che pure «riconosce una discrezionalità agli Stati membri ».

Il nodo è appunto l’indennizzo previsto per i concessionari che abbiano realizzato investimenti non ammortizzati o strutture significative. Un principio che – secondo Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti – non solo è «già previsto dalla legge vigente », ma «non è stato messo in discussione dalla Commissione, altrimenti il decreto non avrebbe potuto produrre i suoi effetti». Per il numero uno Fiba, «è scorretto sostenere che il principio dell’indennizzo possa essere rimesso in discussione ». In gioco, ricorda, c’è «un comparto formato per il 98% da piccole imprese, spesso a gestione familiare, che rappresentano un settore economico strategico: è necessario trovare un equilibrio tra l’avvio delle evidenze pubbliche e il riconoscimento del valore delle imprese ».

Preoccupazione arriva anche dagli operatori della Romagna, che, pur mantenendo toni cauti, ribadiscono la centralità delle compensazioni. «Il bene che c’è sopra è del privato», puntualizza Mauro Vanni, presidente di Confartigianato Imprese Demaniali. «Una società che ha investito tutto su un’impresa che fino a ieri veniva rinnovata automaticamente e oggi invece rischia di perdere tutto, ha diritto a un indennizzo: è nella logica del mercato».

Bruxelles esclude, invece, compensi per beni amovibili o “immateriali”, come il valore d’impresa. Una posizione giudicata «inaccettabile » da Diego Casadei, presidente di Oasi Balneari.

«Se è stato fatto tutto questo lavoro di sintesi, mi auguro che il governo poi lo vada a difendere e a far valere».

Il settore è in trincea, ma non si sente isolato. Al contrario, la reazione compatta dei sindacati è un segnale politico importante per la strategia del governo.

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