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Tassi fermi al 2%, crescita del Pil e inflazione sotto controllo: la BCE conferma la rotta

La decisione di Francoforte arriva in un quadro giudicato stabile: proiezioni macro aggiornate, domanda interna indicata come motore della ripresa e percorso dei prezzi previsto verso l’obiettivo nel medio periodo, con l’attenzione puntata sulla componente servizi

Tassi fermi al 2%, crescita del Pil e inflazione sotto controllo: la BCE conferma la rotta

Alla fine della riunione odierna, la BCE sceglie la continuità: i tassi dell’area euro restano dove sono. Tassi fermi al 2% significa, in concreto, che Francoforte non interviene sul livello del tasso sui depositi — il riferimento principale della politica monetaria — e quindi non alza né taglia il costo del denaro nell’eurozona. Lo comunica la Banca centrale europea, confermando il tasso sui depositi al 2% e lasciando invariati anche gli altri due livelli di riferimento, con il rifinanziamento al 2,15% e la marginal lending facility al 2,40%. Nella lettura che accompagna la decisione, la BCE descrive un contesto economico “ragionevolmente stabile” e senza segnali allarmanti sul fronte dei prezzi. L’istituto ricorda inoltre che questo livello dei tassi è quello raggiunto lo scorso giugno, dopo un ciclo di riduzioni pari a due punti percentuali ottenuto con otto tagli in un anno.

La crescita del PIL

Sul capitolo crescita, le nuove stime degli economisti della BCE disegnano un quadro un po’ più robusto rispetto al passato. Quando si dice che “cresce il PIL” si intende che aumenta, in termini complessivi, il valore della produzione di beni e servizi generata nell’economia dell’area euro: in pratica, un’economia che fa più attività rispetto all’anno precedente. In questo caso, secondo le proiezioni della BCE, la crescita del PIL dell’area euro viene rivista verso l’alto: per il 2025 è ora stimata all’1,4% (dal precedente 1,2%) e per il 2026 all’1,2% (da 1%), mentre per il 2027 è indicata una crescita dell’1,4%. “La crescita economica”, si legge nel comunicato di fine vertice della BCE, “dovrebbe essere più sostenuta rispetto alle proiezioni di settembre”, con una spinta attribuita soprattutto alla domanda interna, cioè a ciò che viene “mosso” dentro l’area euro – consumi e investimenti – più che da fattori esterni.

Inflazione sotto controllo

Anche l’andamento dei prezzi, secondo le proiezioni diffuse dalla BCE, resta incanalato verso l’obiettivo di medio termine. Dire che l’inflazione è “sotto controllo” significa che, nelle stime della banca centrale, l’aumento medio dei prezzi non sta correndo fuori traiettoria e tende a muoversi vicino al livello considerato coerente con la stabilità dei prezzi, cioè il 2% nel medio periodo: non abbastanza alto da segnalare un’accelerazione persistente, ma nemmeno così basso da indicare un raffreddamento eccessivo dell’economia. In questo quadro, l’inflazione complessiva nell’area euro è prevista in media al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026, all’1,8% nel 2027 e al 2% nel 2028. La BCE indica inoltre che l’inflazione “core”, cioè al netto di energia e alimentari, si collocherebbe al 2,4% nel 2025, al 2,2% nel 2026, all’1,9% nel 2027 e al 2,0% nel 2028. Nella nota, la Banca centrale europea segnala anche un dettaglio rilevante: il 2026 viene rivisto al rialzo perché, nelle attese degli esperti, l’inflazione dei servizi scenderebbe più lentamente.

La regola del gioco: decisioni basate sui dati

Quanto alle prossime mosse, la BCE ribadisce che il Consiglio direttivo punta a riportare l’inflazione stabilmente al 2% nel medio termine e che la bussola resterà l’approccio “data-driven”. In altre parole, come chiarisce l’istituto, le decisioni verranno prese riunione per riunione valutando prospettive e rischi per l’inflazione, nuovi dati economici e finanziari, dinamica dell’inflazione di fondo e intensità della trasmissione della politica monetaria, senza impegnarsi su un percorso prestabilito dei tassi.

L’effetto mutui: l’allarme Codacons e la lettura di Facile.it

Nel frattempo, in Italia, il mercato dei mutui non segue una traiettoria lineare. "Mentre oggi la BCE ha lasciato i tassi fermi, il mercato dei mutui in Italia registra nuovi rialzi dei tassi praticati alle famiglie", nota il Codacons, che cita dati Bankitalia: dal 3,50% di gennaio al 3,73% di ottobre. Il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, traduce l’aumento (+0,23% da inizio 2025) in un maggiore costo annuo stimato di +222 euro su un mutuo da 150mila euro a 30 anni e di +187 euro su un mutuo da 120mila euro a 25 anni, avvertendo che la pausa della BCE potrebbe, secondo l’associazione, pesare sull’andamento del mercato.

La rata mensile e i futures

Una chiave di lettura diversa arriva da Facile.it. Secondo i calcoli del portale, il 2025 si chiuderebbe con una rata mensile più bassa per un variabile standard, scesa da 666 euro di inizio anno a circa 617 euro. Sul fisso, invece, la realtà online parla di condizioni un po’ più dure per via dell’IRS, il parametro di riferimento: per l’IRS a 25 anni si passa, in media, da 2,4% di gennaio 2025 a 3,1% nell’ultimo mese, con un impatto stimato in circa 40 euro in più di rata media rispetto a inizio anno per un finanziamento standard. Gli esperti di Facile.it collegano la dinamica dell’IRS all’andamento del mercato obbligazionario europeo e, tra le cause, indicano anche l’attrazione esercitata dal mercato azionario USA “a risultati record” a scapito dei titoli di Stato europei. Guardando al 2026, Facile.it richiama i Futures sugli Euribor aggiornati al 10 dicembre 2025: per i variabili non si attendono grandi scosse e l’Euribor a 3 mesi, riportano, resta sotto il 2,1% e dovrebbe muoversi su quel livello anche nel prossimo anno. Più incerto lo scenario dei fissi: finché i rendimenti europei continuano a salire, per Facile.it diventa difficile immaginare un calo dell’IRS e quindi un alleggerimento dei mutui a rata fissa.

Quanto alla scelta tra fisso e variabile, Facile.it sintetizza: il variabile parte più basso ma implica rischio, il fisso offre la certezza della rata; non esiste una risposta universale e la decisione va calibrata sul profilo di ciascun richiedente.

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