Attentato (smentito) ad Abu Mazen: è giallo Le bugie di Hamas: «Nessun civile ucciso»

Tensione e polemiche tra terroristi e Anp Le balle di Marzouk: "Colpiti solo militari"

Attentato (smentito) ad Abu Mazen: è giallo Le bugie di Hamas: «Nessun civile ucciso»
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C’è stato un attentato contro Abu Mazen a Ramallah da parte di un gruppo jihadista collegato ad Hamas. Anzi no, era un’operazione anti-droga. Ma forse sì. A conferma del caos che regna in Medioriente, la notizia prima rilanciata dai media turchi e poi smentita dall’Anp, di un attacco contro il leader dell’autorità nazionale palestinese. Colui che, di fatto, si pone al comando nella Striscia in un ipotetico dopo Hamas e, quindi, nel mirino dello stesso gruppo terroristico. Fatto sta che tira una brutta aria anche all’interno degli stessi palestinesi in quella che si preannuncia una lotta di potere che potrebbe essere sanguinosa come il conflitto in corso. Il presunto attacco è stato attribuito ai «figli di Abu Jandal», che nei giorni scorsi hanno chiesto proprio ad Abu Mazen di dichiarare «lo scontro aperto con l’occupazione», minacciando altrimenti ritorsioni.

Nel caos, quel che è certo, è che c’è una linea sottile che accomuna il conflitto in corso in Medioriente e quello in Ucraina. La propaganda, portata all’eccesso fino a diventare patetica. Ridicola, se il tema in questione non fosse la morte di centinaia di persone. Che la propaganda sia un ingrediente inevitabile in una guerra è cosa nota. Ma nei due conflitti sfocia nell’assurdo. E così, come la Russia, colpevole al di sopra di ogni sospetto di aver fatto strage di civili in Ucraina, nega di aver colpito obiettivi che non fossero militari, anche Hamas recita lo stesso, patetico, spartito. Il numero due dell’ufficio politico Moussa Abu Marzouk, in un’intervista alla Bbc, ha detto che nell’attacco del 7 ottobre non sono stati uccisi civili. A suo dire, il leader dell’ala militare delle Brigate Qassam di Hamas aveva ordinato «chiaramente ai suoi combattenti non uccidere una donna, non uccidere un bambino e non uccidere un vecchio. Sono stati presi di mira e uccisi solo riservisti e soldati».

Affermazioni lunari, quando negli occhi di tutti sono ancora chiari e difficili da cancellare le immagini dei ragazzi inermi colpiti al rave nel deserto del Negev, come le irruzioni ad armi spianate nei kibbutz dove sono stati falciati senza nessuna pietà uomini, donne, anziani e anche tanti bambini, anche neonati. Balle, tanto che lo stesso Marzouk, incalzato dai giornalisti della tv britannica che gli hanno contestato le numerose prove di attacchi sui civili, non è stato in grado di fornire spiegazioni chiare o tanto meno convincenti.

Attentato o meno contro Abu Mazen e bugie assortite confermano la linea del terrore di Hamas. Ieri alcuni leader del movimento sono arrivati in Turchia per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che negli ultimi giorni ha condannato l’operato di Israele appoggiando l’azione terroristica di Hamas e imbarazzando, non poco, la Nato di cui la Turchia è membro e l’Europa di cui vorrebbe far parte nonostante le resistenze, a questo punto più giustificate, di numerosi Paesi dell’Unione.

Sembra confermato anche che entro pochi giorni

il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che già ha avuto colloqui riservati con Erdogan, incontrerà il Sultano per un faccia a faccia riservato. Con il resto del mondo spettatore interessato. E preoccupato.

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