
Kamala Harris non si candiderà a governatore della California nel 2026, lasciando aperta la possibilità di una futura corsa alla Casa Bianca nel 2028. La decisione è stata resa nota dall’ex vicepresidente attraverso un comunicato ufficiale, come riportato dal Washington Post. Dopo mesi di riflessione, Harris ha annunciato la propria intenzione di non raccogliere l'eredita del governatore uscente Gavin Newsom, pur ribadendo il proprio impegno nel servire il popolo americano.
L’ex vicepresidente ha spiegato di aver trascorso gli ultimi sei mesi a valutare il momento storico attraversato dagli Stati Uniti e a riflettere su come continuare a difendere i valori in cui crede. Ha affermato di aver considerato seriamente l’idea di candidarsi alla guida della California, Stato a cui ha detto di essere profondamente legata, ma ha infine deciso di non partecipare alla corsa per la carica di governatore. Harris ha sottolineato di essere sempre stata convinta che il modo più efficace per incidere sulla vita delle persone fosse cambiare il sistema dall’interno e ha definito un onore aver svolto ruoli chiave a livello statale e nazionale, inclusi quelli di procuratore, procuratore generale, senatrice e vicepresidente.
"Per ora, la mia leadership – e il mio servizio pubblico – non si svolgeranno in una carica elettiva. Non vedo l'ora di tornare ad ascoltare il popolo americano, di contribuire a far eleggere democratici in tutto il Paese che si batteranno senza paura e di condividere maggiori dettagli sui miei piani nei prossimi mesi. Negli Stati Uniti d'America, il potere deve essere nelle mani del popolo. E noi, il popolo, dobbiamo usare il nostro potere per lottare per la libertà, le opportunità, l'equità e la dignità di tutti. Io continuerò a combattere in questa lotta", ha chiarito Harris nella sua dichiarazione.
La decisione di non entrare nella competizione per succedere a Newsom – che non può ricandidarsi – mantiene aperta una corsa affollata e ancora priva di un chiaro favorito. Tra i potenziali candidati democratici figurano l’ex deputata Katie Porter, l’ex sindaco di Los Angeles Antonio Villaraigosa, l’ex segretario alla Sanità Xavier Becerra e alcuni funzionari statali.
Harris ha evitato riferimenti diretti a Donald Trump, ma ha affermato che la politica e le istituzioni americane avrebbero spesso deluso i cittadini, contribuendo a un clima di crisi. Dopo la sconfitta subita alle presidenziali del 2024 contro Trump – la seconda dopo quella del 2020 – Harris avrebbe preso in considerazione diverse opzioni: candidarsi nuovamente alla Casa Bianca, puntare al governo statale oppure allontanarsi temporaneamente dalla scena elettorale.
Attualmente, Harris non ha escluso un’altra candidatura presidenziale, anche se resta da chiarire quando prenderà una decisione in merito. Secondo fonti vicine all’ex vicepresidente, eventuali ambizioni per il 2028 dovranno fare i conti con la necessità di riconquistare la fiducia dell’elettorato democratico, ancora diviso dopo la gestione della transizione Biden-Harris e le critiche rivolte all'ex presidente per aver cercato un secondo mandato nonostante i segnali di declino fisico e cognitivo.
In un recente intervento a San Francisco, Harris ha definito la leadership di Trump una minaccia per gli ideali americani, ribadendo che continuerà a battersi per la democrazia e per i diritti dei
cittadini, anche al di fuori di cariche elettive. Ha inoltre annunciato che nei prossimi mesi condividerà nuovi dettagli sui propri progetti, che includeranno attività a sostegno dei candidati democratici a livello nazionale.