Dai Precision Strike al programma Replicator: cosa c'è dietro l'allarme missilistico del Pentagono

Trump e il segretario alla Difesa Hegseth alzano i toni: “prepararsi alla guerra e vincerla”. Ma il Pentagono teme scorte ridotte di armi e difficoltà nella produzione di missili e droni AI

Dai Precision Strike al programma Replicator: cosa c'è dietro l'allarme missilistico del Pentagono
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"Il nostro compito è prepararci alla guerra e vincerla". A dirlo nelle scorse ore è stato il segretario alla Difesa Pete Hesgseth, intervenuto a Quantico davanti ad una platea composta da circa 800 generali. Un annuncio roboante rafforzato pochi minuti dopo da Donald Trump, il quale in occasione dell'insolita riunione ha pronunciato un lungo intervento concluso con il motto "fight and win".

Sin qui le parole minacciose rivolte dai vertici di Washington ai nemici interni ed esterni dell'America. La superpotenza però non sarebbe davvero così pronta ad affrontare un prossimo conflitto. Come rivelato infatti dal Wall Street Journal, il Pentagono sarebbe allarmato dalle ridotte scorte di armi che gli Stati Uniti avrebbero a disposizione qualora dovesse materializzarsi uno scontro con la Cina.

Per correre ai ripari il dipartimento della Difesa sta premendo sui fornitori di missili per "raddoppiare o addirittura quadruplicare" i livelli di produzione. Diversi gli incontri organizzati dai vertici del Pentagono con gli appaltatori della difesa. A giocare un ruolo particolarmente attivo nell'ambito dell'iniziativa avviata a giugno e denominata "Munitions Acceleration Council è il numero due di Hegseth, Steve Feinberg. A confermare le indiscrezioni è Sean Parnell, portavoce del dipartimento della Guerra, così come ribattezzato di recente. "Il presidente Trump e il segretario Hegseth stanno esplorando strade straordinarie per espandere la nostra potenza militare e accelerare la produzione di munizioni", ha detto Parnell aggiungendo che lo sforzo in questione "è frutto della collaborazione fra i leader dell'industria della difesa e altri funzionari del Pentagono".

12 le armi critiche su cui si starebbero concentrando gli sforzi di Washington. Tra queste gli intercettori Patriot, i missili antinave a lungo raggio, il missile Standard-6, i missili Precision Strike e i Joint Air-Surface Standoff. Come sottolinea il Wall Street Journal, alcune persone coinvolte nell'iniziativa, sia all'interno che all'esterno del governo, temono però che gli obiettivi stabiliti non siano realistici. Per la tempistica: la produzione di singoli missili può richiedere due anni per essere completata. E per le risorse economiche: centinaia di milioni di dollari sarebbero necessari per testare e qualificare le armi fornite. Inoltre, il Big, Beautiful Bill varato a luglio dall'amministrazione repubblicana prevede lo stanziamento di ulteriori 25 miliardi di dollari per il finanziamento delle munizioni su un periodo di cinque anni ma, a detta degli esperti, per centrare gli obiettivi del Pentagono servirebbero decine di miliardi di dollari in più.

Il dipartimento della Guerra avrebbe riscontrato criticità anche nella produzione dell'esercito di droni guidati dall'intelligenza artificiale previsto dal programma Replicator e lanciato nel 2003. Alcuni sistemi Replicator, riferisce sempre il Wall Street Journal in un'altra inchiesta, si sono rivelati inaffidabili oppure così costosi e lenti da produrre da non poter essere acquistati nelle quantità necessarie.

Per accelerare i lavori e focalizzarsi sulle armi più adatte, i vertici del dipartimento del Pentagono avrebbero deciso di trasferire il lavoro sui Replicator, il cui scopo è prepararsi al conflitto con la Cina nel Pacifico, ad una nuova divisione sotto il Comando Operazioni speciali, conosciuta come Defense Autonomous Warfare Group. E Pechino intanto prende nota dei ritardi dell'avversario.

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