
Il conflitto in Ucraina è sempre più una guerra di profondità: chi riesce a colpire più lontano, con maggior precisione, e più sovente, conquista l'iniziativa. Per questo Kiev insiste sui Tomahawk, ma la risposta americana mostra come ogni chilometro di gittata in più equivalga oggi a un passo verso l'incertezza geopolitica. Per ora i Tomahawk resteranno nei magazzini del Pentagono, ma la loro ombra continua a proiettarsi su ogni decisione presa tra Washington, Mosca e Kiev. Per l'Ucraina, logorata da oltre tre anni di guerra e da una controffensiva che fatica a rompere le linee russe, questi missili rappresentano la speranza di ribaltare la situazione. Per Trump, invece, il rischio è che una tale fornitura accenda la miccia di una nuova escalation con Mosca.
Prodotto dalla Raytheon, il Tomahawk è un missile da crociera subsonico, nato durante la Guerra Fredda, ma continuamente aggiornato. L'ultima versione, la Block V, può essere riprogrammata in volo, modificare il bersaglio in tempo reale e colpire con una precisione di pochi metri. Ha un raggio operativo che può arrivare fino a 2.500 km, vola a bassa quota seguendo il profilo del terreno per eludere i radar, e trasporta una testata esplosiva di quasi 500 kg. Il missile pesa circa 1,3 tonnellate, misura 5,5 metri di lunghezza, e viene lanciato tradizionalmente da navi o sottomarini. Tuttavia l'esercito americano ha già testato varianti terrestri montate su piattaforme mobili. Ogni Tomahawk costa in media sui 2 milioni di dollari, e gli Stati Uniti ne producono un centinaio l'anno.
L'esercito ucraino ha già ottenuto sistemi Himars e missili Atacms dagli Usa, che hanno permesso di colpire basi e depositi russi fino a 300 km di distanza. Ma non basta. Il Tomahawk cambierebbe radicalmente il campo di battaglia, perché potrebbe raggiungere aeroporti militari, depositi e centri di comando situati nel cuore della Russia. Un vettore con queste caratteristiche costringerebbe Mosca a riorganizzare completamente la propria difesa aerea e logistica.
La posizione dell'amministrazione Trump è chiara: Washington continuerà ad aiutare Kiev con armi difensive e missili a medio raggio, ma non vuole superare quella soglia che potrebbe spingere il Cremlino a rispondere in modo imprevedibile. Dietro la scelta pesano anche fattori pratici: i Tomahawk sono costosi, le scorte limitate (si era ventilata una possibile fornitura di 30 esemplari) e l'Ucraina non dispone dei lanciatori terrestri Typhon per utilizzarli. Kiev produce in proprio i Flamingo, versione low cost dei vettori Usa, ma ancora da testare.
Tomahawk, Atacns e Himars raffigurano tre diversi livelli di potenza nella guerra moderna.
Il Tomahawk è un'arma strategica, l'Atacms invece, è tattico-strategico: arriva fino a 300 km, viene lanciato dai sistemi Himars, e serve a colpire basi e aeroporti dietro le linee. In una frase: l'Himars vince le battaglie, l'Atacms allunga il fronte, ma il Tomahawk cambia la guerra.