"Declino cognitivo", "Non servono test". Scontro sulla salute di Biden

Secondo il premio Pulitzer Bernstein, il presidente Usa sarebbe progressivamente peggiorato negli ultimi mesi come testimoniano molte persone a lui vicine. Ma la Casa Bianca diffonde il parere dei medici: "non serve test cognitivo"

"Declino cognitivo", "Non servono test". Scontro sulla salute di Biden
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La presunta incapacità cognitiva del presidente Joe Biden continua a tenere banco nel dibattito pubblico americano. Un test cognitivo non sarebbe necessario, secondo quanto riferito dalla portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, citando il parere dei medici del presidente. Biden ha avuto una "brutta serata" e "in più aveva il raffreddore", ha concluso lapidaria. Ma i media Usa non vogliono dimenticare il disastroso duello tra Joe Biden e Donald Trump della scorsa settimana. Nel dibattito circa la presenza mentale del presidente ora interviene anche Carl Bernstein intervenuto all'Anderson Cooper Monday night sulla Cnn.

Biden concederà alla Abc la prima intervista televisiva post-dibattito: si tratta della rete che dovrà ospitare il secondo dibattito tv Biden-Trump, previsto per il 10 settembre. A intervistare il presidente sarà George Stephanopoulos, conduttore di This Week e Good Morning America. Parti dell'intervista saranno anticipate venerdì, mentre le altre saranno trasmesse domenica e lunedì.

Biden nelle parole di Bernstein

L'uomo che ha raccontato il Watergate assieme a Bob Woodward, sostiene che il "declino cognitivo" del presidente Usa sarebbe peggiorato negli ultimi sei mesi, poiché persone vicine al presidente raccontano di aver assistito nell'ultimo anno e mezzo ad almeno "quindici o venti occasioni" simili alle scene andate in onda durante il dibattito televisivo della scorsa settimana. A nulla sono valse, insomma, le immagini giunte nei giorni successivi tantomeno la difesa d'ufficio della first lady Jill.

Si tratterebbe di persone molto vicine al presidente Biden, parte integrante del suo entourage che lo hanno amato, lo hanno sostenuto, prendendosi il fardello della raccolta fondi per la campagna elettorale. Non è chiaro ancora perché questi uomini e donne della stretta Camelot presidenziale improvvisamente siano pronte a confidare alla stampa gli scricchiolii del proprio leader. Tuttavia, ma sarebbero pronte a giurare che ciò che è andato in onda l'altra sera, il Joe Biden a tratti sofferente, con vuoti di memoria e difficoltà nel parlare, non sarebbe un caso isolato.

Le parole dell'entourage di Biden

"Ci sono state quindici o venti occasioni nell'ultimo anno e mezzo in cui il presidente è apparso in qualche modo come in quello spettacolo dell'orrore a cui abbiamo assistito", ha affermato Bernstein. Ad avvalorare la veridicità delle informazioni non solo le fonti da cui provengono queste testimonianze, ma anche il numero elevato di persone intorno al presidente a conoscenza di tali incidenti, inclusi alcuni giornalisti che vi avrebbero assistito.

Alludendo al discorso di Biden alla nazione in reazione alla sentenza di immunità della Corte Suprema riguardante i casi legali di Trump lunedì, Bernstein ha continuato: "Ma qui stasera vediamo che, come dicono queste persone, il presidente Biden è al suo meglio, eppure queste persone coloro che lo hanno sostenuto, amato, fatto campagna per lui, lo vedono spesso, dicono che negli ultimi sei mesi in particolare c'è stata una marcata incidenza di declino cognitivo e infermità fisica" e dunque, il presidente alternerebbe momenti di estrema lucidità a momenti bui.

Biden inchiodato dai sondaggi

Nel frattempo, sale la percentuale degli americani che ritiene che il presidente Biden non dovrebbe correre per un secondo mandato alla presidenza. Lo riporta un sondaggio di Cbs successivo al dibattito televisivo di venerdì tra il presidente e lo sfidante Donald Trump. Per il 72% degli intervistati Biden non dovrebbe essere candidato. Prima del duello televisivo la percentuale era del 63%. Mentre il 37% riteneva che il leader democratico avesse le capacità mentale per restare alla guida degli Stati Uniti: una percentuale che si è abbassata al 27%.

Nel frattempo, il Comitato nazionale del Partito democratico statunitense spinge negli Stati cruciali per l'esito delle prossime elezioni presidenziali, nel tentativo di compensare le ricadute del primo dibattito presidenziale. Proprio Trump è il bersaglio del nuovo sforzo elettorale dei Democratici, che lo denunciano come un "bugiardo" e un "pericolo per la democrazia. Secondo le anticipazioni della stampa americana, l'iniziativa del Partito democratico prevede anche un editoriale pubblicato in primo piano sui siti web di quotidiani e riviste come Philadelphia Enquirer, Arizona Republic e Atlanta Journal Constitution.

I Democratici contesteranno a Trump di non essersi impegnato senza alcun distinguo ad accettare l'esito delle prossime elezioni, e di aver incoraggiato la folla ad assaltare il Congresso il 6 gennaio 2021. Trump, affermano i Democratici, sarebbe diventato "sempre più squilibrato nella sua ricerca della vendetta".

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