Intrusioni e furti di dati: ecco l'arma segreta di Xi Jinping contro gli Usa

Sempre più sofisticate le azioni delle spie informatiche di Pechino che potrebbero entrare in azione in caso di un conflitto con Washington

Intrusioni e furti di dati: ecco l'arma segreta di Xi Jinping contro gli Usa
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L'ipotesi di un conflitto tra gli Stati Uniti e la Cina è oggetto di studio da anni da parte degli esperti. Le mire di Pechino su Taiwan e le provocazioni contro i vicini nel Mar Cinese Meridionale sembrano solo avvicinare una prospettiva evocata nella teoria della "trappola di Tucidide" secondo la quale storicamente una potenza emergente è destinata a scontrarsi con quella dominante. Se e quando un tale catastrofico scenario dovesse realizzarsi, Washington non dovrà solo tenere conto delle capacità militari dell'erede del Celeste Impero ma anche delle sue abilità nel campo cibernetico.

Gli analisti temono infatti che il gigante asiatico sia in grado di colpire l'avversario ben oltre la regione dell'Indo-Pacifico e persino sul suo territorio nazionale. Non, in quest'ultimo caso, con missili ma con devastanti attacchi informatici che, travolgendo le comunicazioni, i sistemi energetici e le infrastrutture americane, metterebbero in ginocchio la superpotenza a stelle e strisce.

A preparare il terreno per il cavallo di Troia cinese è il Ministero per la Sicurezza di Stato (MSS), l'agenzia di spionaggio cinese fondata nel 1983 che, stando a quanto riportato in un'analisi del New York Times, è ormai la forza trainante delle operazioni informatiche più sofisticate di Pechino. Tra quelle rese note c'è l'infiltrazione nel 2023 di hacker cinesi nelle infrastrutture critiche Usa attraverso un codice dannoso in grado di mandare in tilt reti elettriche e sistemi di comunicazione e di approvvigionamento idrico. Una minaccia all'apparenza rientrata a seguito della visita segreta nella capitale cinese dell'allora direttore della Cia William J. Burns che avvertì l'MSS che ci sarebbero state "serie conseguenze" se il malware fosse stato rilasciato.

Nonostante la missione di Burns, le incursioni informatiche di Pechino si sono però intensificate. Di recente è stata confermata un'intrusione durata anni da parte di un gruppo di hacker cinesi legati all'MSS chiamato Salt Typhoon che potrebbe aver rubato informazioni sui cittadini americani e che avrebbe agito anche in decine di altre nazioni. Per gli esperti Salt Typhoon ha portato alla luce la qualità delle azioni di cyberspionaggio del Paese del dragone, non più affidate come un tempo ad hacker che mescolavano spionaggio e furti di dati commerciali o che agivano senza troppe precauzioni finendo così per essere individuati.

Non è detto comunque che Pechino non voglia essere scoperta. Nigel Inkster, ex direttore delle operazioni e dell'intelligence del MI6 di Londra, fa notare infatti che se le azioni delle cyberspie di Pechino riescono a rimanere nascoste ciò offre ai cinesi un vantaggio significativo in caso di crisi. "Se la loro presenza viene scoperta, come è già successo", precisa Inkster, "si ottiene comunque un effetto deterrente molto significativo del tipo 'guarda cosa potremmo fare se lo volessimo'".

Se l'MSS rappresenta un tale livello di minaccia per gli Stati Uniti lo si deve a Xi Jinping, il quale dal suo arrivo al potere ha epurato il ministero di alti funzionari accusati di corruzione e slealtà e messo un freno agli hacker dell'esercito cinese.

Il leader dell'erede del Celeste Impero può dunque contare adesso su un'armata di spie informatiche che, ipotesi sicuramente presa in considerazione nei war games del Pentagono, potrebbero entrare in azione in contemporanea ad un'invasione di Taiwan. Contro la "provincia ribelle" per fiaccarne la resistenza e contro l'America per indebolire il sostegno a Taipei.

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