
Sarebbe stata la polizia a uccidere per errore una delle due vittime dell’attacco alla sinagoga di Manchester, ferendone un’altra proprio mentre apriva il fuoco sull’autore dell’attentato.
È stato un altro giorno di dolore,commozione e polemiche, ieri, per il Regno Unito.
Mentre la comunità ebraica della città britannica commemora le sue vittime e si stringe intorno ai loro familiari, emergono altre notizie riguardo all’aggressione. Ieri il capo della polizia di Manchester, Sir Stephen Watson, ha confermato che Adrian Daulby, uno dei due uomini uccisi, è deceduto per una ferita da arma da fuoco collegabile soltanto agli agenti, visto che l’attentatore non ne era in possesso. Lo stesso colpo avrebbe mandato in ospedale anche un’altra persona, tutt’ora ricoverata. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il colpo partito da uno degli agenti avrebbe attraversato la gamba di uno dei due uomini che difendevano la porta d’ingresso alla sinagoga per poi entrare nello stomaco del secondo, che non è sopravvissuto. Ulteriori dettagli verranno rilasciati in seguito non appena si avrà la relazione completa del patologo dell’Home Office. Ieri intanto, si è saputo che l’attentatore, anch’egli ucciso dagli agenti, avrebbe dovuto presentarsi in tribunale , per rispondere di un’accusa di aggressione sessuale presentata negli scorsi mesi contro di lui. Jihad al-Shamie, 35 anni, era un cittadino britannico di origini siriane che avrebbe lavorato come tutor, insegnante di Inglese e di programmazione di computer, ma che risultava iscritto nelle liste di disoccupazione del governo. In una nota l’intera famiglia ha preso le distanze da quanto è accaduto, dicendosi profondamente scioccata dall’«odioso gesto» del figlio ed esprimendo rammarico e vicinanza nei confronti delle vittime. Il padre del terrorista, Faraj al-Shamie, ha lavorato come chirurgo d’emergenza per molte organizzazioni non governative, incluse la Croce Rossa, in zone di guerra come il Sudan, l’Afghanistan e Mali. Secondo quanto riportano il Guardian e il Times, avrebbe postato sulla sua pagina Facebook, messaggi di supporto all’attacco del 7 ottobre. Nel pomeriggio di ieri si è tenuta nei pressi della sinagoga colpita una veglia di preghiera per onorare le vittime dell’attacco. Il ministro della Giustizia David Lammy, arrivato sul posto, è stato accolto da boati di protesta ed è stato fortemente contestato dalla folla. In un’atmosfera estremamente tesa, il ministro - tra i primi a denunciare il genocidio di Gaza ha preso la parola mentre la gente gli gridava «vergognati», «vattene in Palestina e lasciaci in pace», «hai il sangue sulle tue mani» e «hai permesso che l’odio si diffondesse». Sempre ieri, l’attuale ministro degli Interni Shabana Mahmud, ha aggiunto anche la sua voce alla richiesta rivolta agli attivisti organizzatori della marcia di protesta contro la messa al bando di Palestine Action, perché l’iniziativa, programmata per oggi a Londra, venga cancellata.