L’influenza della variabile giudiziaria. La Le Pen tentata da una "non sfiducia"

Con l’ineleggibilità non potrebbe correre. Rischi pure alle comunali. Ottimi i rapporti col premier in pectore

L’influenza della variabile giudiziaria. La Le Pen tentata da una "non sfiducia"
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N el complesso mosaico della crisi francese entra in gioco anche la variabile giudiziaria. Proprio a cavallo del voto parlamentare che lunedì ha sfiduciato Bayrou, e del conseguente annuncio di sue dimissioni, veniva infatti comunicato a Marine Le Pen che il procedimento d'appello per definire l'ineleggibilità della leader del Rn inizierà il 13 gennaio e si chiuderà l'11 febbraio 2026. Lo ha ufficializzato la Corte di Parigi. Circostanza che ha posto i lepenisti alla finestra; in attesa di confronto col neo premier Lecornu, dopo una iniziale battaglia retorica delle truppe, pronte ad andare alle urne anche subito per l'Assemblea nazionale.

Nei proclami, il voto veniva e viene ancora auspicato nel Rn. Ma con una campagna presidenziale tutta da preparare, e l'incognita giudiziaria su Le Pen ed altri pesi massimi del partito, Marine potrebbe cedere alla tentazione di venire incontro al mandato esplorativo del macroniano a Matignon. Che, tra i fedelissimi del presidente, è l'uomo che vanta i migliori rapporti personali sia con Le Pen sia con Bardella. Il punto è politico. Vantaggi e svantaggi. Proclami e realtà. Se Macron decidesse infatti di sciogliere l'Assemblée nelle prossime settimane, Marine, allo stato attuale, non potrebbe ricandidarsi nel Pas-de-Calais e rischierebbe di perdere di fatto il suo seggio da deputata che invece ha conservato nonostante la sentenza: la cui esecuzione provvisoria è valida dal marzo scorso, e per la quale ad oggi è fuori dai giochi di prospettiva perché ineleggibile. Marine spera che la decisione di appello, attesa per l'anno prossimo, sia più favorevole, consentendole di candidarsi alle presidenziali '27 e intanto gioca a fare l'ago della bilancia di una eventuale «non sfiducia». Inoltre c'è il nodo elezioni comunali: i suoi avvocati hanno chiesto che le udienze vengano «rinviate» a dopo marzo, evidenziando la necessità di «rispettare il fatto che l'agenda giudiziaria e quella politica non interferiscano tra loro». A marzo si eleggeranno 35mila sindaci. E tra i coimputati di Marine c'è il sindaco di Perpignan del Rn, Louis Aliot, candidato alla sua successione. Certo domenica scorsa, nel suo discorso dal feudo di Hénin-Beaumont, Le Pen ha ribadito il desiderio di scioglimento dell'Assemblée e addirittura di presidenziali anticipate affermando d'esser pronta a «sacrificare ogni mandato sulla terra» per consentire al Rn di arrivare al potere. Ma l'entusiasmo pubblico, a porte chiuse, si incrocia con ragionamenti diversi, segnati per l'appunto dall'irruzione della variabile giudiziaria.

Uno spartiacque. Il voto di fiducia chiesto da Bayrou ha inizialmente facilitato le scelte dei lepenisti, notava Le Monde, accelerando la caduta di un premier allergico ai dibattiti.

Ma la prospettiva di un nuovo inquilino a Matignon, più avvezzo al dialogo, pone Le Pen di fronte a un nuovo dilemma: andare alla sfiducia ravvicinata e forse a elezioni parlamentari rapide, o dare priorità alle preoccupazioni per la stabilità, garantendo una tregua in attesa che la giustizia faccia il suo corso; dando così un segnale di responsabilità pure a un elettorato che vede ancora lei e i suoi come barricaderi.

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