Argentina, Milei trionfa alle legislative. Trump: "Un lavoro straordinario, ha la nostra fiducia"

La Libertad Avanza supera il 35% alle elezioni di metà mandato. Tra mercati in risalita e tensioni sociali, il presidente punta a blindare le sue riforme

Argentina, Milei trionfa alle legislative. Trump: "Un lavoro straordinario, ha la nostra fiducia"

Javier Milei e la sua La Libertad Avanza hanno ottenuto una chiara vittoria alle mid term in Argentina con il 40,84% delle preferenze. La coalizione peronista Fuerza Patria, invece, si è fermata al 24,5% dei voti. Donald Trump si è congratulato con il suo alleato argentino. "Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria in Argentina. Sta facendo un lavoro straordinario! La nostra fiducia in lui è stata giustificata dal popolo argentino", ha scritto Trump su Truth.

Le urne si erano chiuse ieri in Argentina con l'affluenza più bassa tra quelle recenti. Poi, pochi minuti dopo la chiusura, le prime indiscrezioni dei media a indicare una lotta testa a testa tra i due principali. Gli ultimi sondaggi avevano pronosticato una lotta all'ultimo voto tra Lla, al 36%, e la coalizione peronista di sinistra Fuerza Patria (Fp), al 34%. Se il presidente libertario è giunto alle urne indebolito da scandali, dal crollo della valuta e da un calo di consenso dovuto all’austerità e alla stagnazione, i peronisti, storici avversari, avevano puntato a riprender terreno nella provincia di Buenos Aires, epicentro del voto.

I risultati, ormai consolidati, indicano che la formazione ultraliberista ha rafforzato la propria presenza in Parlamento e conquistando terreno nella provincia di Buenos Aires, da sempre roccaforte del peronismo progressista. Il voto rappresenta un passaggio cruciale per il presidente Milei, che mira a consolidare la sua maggioranza per poter imprimere un’accelerazione alla sua agenda economica. L’affluenza, ferma attorno al 67%, la più bassa dal ritorno della democrazia nel 1983, riflette tuttavia un clima di disaffezione diffusa e una crescente stanchezza nei confronti della politica.

Questo risultato elettorale dimostra che "due argentini su tre non vogliono tornare al passato. Non vogliono tornare al modello dello stato inutile, al populismo. Come nel 2023 siamo molti di più argentini che vogliono andare avanti invece di tornare indietro e la priorità nei prossimi due anni sarà dare a tutti i 45 milioni di argentini un futuro migliore", ha tuonato trionfante Milei, che commentando la vittoria elettorale. "Durante i prossimi due anni dobbiamo consolidare il percorso riformista per fare di nuovo grande l'Argentina. La Libertà avanza avrà 101 deputati invece di 37 e 20 senatori invece di sei. Sarà senza dubbio il Parlamento più riformista della storia argentina". E ancora: "Oggi è una giornata storica. Il popolo ha deciso di abbracciare le idee della libertà. Ci lasciamo dietro cento anni di decadenza. Inizia la svolta. Oggi comincia la costruzione della grande Argentina".

La vittoria di Milei arriva in un momento economico e sociale delicato. Dopo l’ondata di entusiasmo che lo aveva portato alla presidenza nel 2023 con il 56% dei consensi, l’ultraliberista ha visto scendere il proprio indice di popolarità a causa delle politiche di austerità che, pur avendo ridotto l’inflazione dal 200 al 31% e ristabilito l’equilibrio fiscale, hanno comportato pesanti tagli nei settori dell’educazione e della sanità. La crisi del potere d’acquisto e la diminuzione dei sussidi hanno alimentato proteste e scioperi, in particolare nelle periferie urbane e tra i lavoratori del pubblico impiego.

Sul piano politico, il successo del partito di governo nelle elezioni di metà mandato conferisce a Milei un margine di manovra più ampio, ma non sufficiente per controllare da solo il Congresso. Il presidente dovrà quindi cercare alleanze per far approvare il pacchetto di riforme strutturali ancora in sospeso, a partire dalla liberalizzazione del mercato del lavoro e dalle privatizzazioni dei settori energetico e dei trasporti.

L’esito del voto è accolto con favore anche dagli Stati Uniti, che negli ultimi mesi hanno promesso un piano di sostegno da 40 miliardi di dollari per rafforzare la stabilità del peso argentino e sostenere le riserve della Banca centrale. Washington vede in Milei un interlocutore chiave per contenere l’influenza cinese nella regione e per consolidare un asse economico e politico filo-Usa in America Latina.

La coalizione progressista Fuerza Patria, principale forza d’opposizione, esce invece indebolita. Priva della guida di Cristina Kirchner, ai domiciliari dopo la condanna per corruzione, il movimento si è affidato al governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, che non è riuscito a replicare il risultato positivo delle amministrative di settembre.

Per Milei si tratta dunque di una vittoria che consolida il suo potere ma che non cancella le tensioni interne al Paese. La sua promessa di “cambiare l’Argentina sul serio” dovrà ora confrontarsi con la realtà di un’economia ancora fragile e di un tessuto sociale provato dalle misure di rigore.

E mentre i mercati reagiscono positivamente nelle prime ore dopo il voto, resta aperta la domanda più profonda: se l’Argentina sarà davvero disposta a sostenere fino in fondo la terapia d’urto del suo presidente più controverso degli ultimi decenni.

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