
Far salpare una flotta con oltre cinquanta imbarcazioni da vari porti del Mediterraneo, sostenere il costo delle navi e del carburante, organizzare il viaggio di trecento attivisti, coordinare una campagna stampa, gestire siti internet e canali social sono tutte attività che richiedono uno sforzo organizzativo ed economico. Eppure non è ben chiaro quali siano le fonti di finanziamento della Global Flotilla e delle realtà che hanno promosso l'iniziativa né il costo complessivo dell'operazione. Sui siti delle sigle promotrici (compresa quella italiana) mancano rendiconti sui costi, così come i bilanci ma Il Giornale ha scoperto un legame con un'organizzazione considerata un gruppo terrorista dal governo israeliano nel 2021 e definita come affiliata a organizzazioni terroristiche dall'agenzia governativa statunitense per lo sviluppo internazionale del governo americano. Si tratta del Comitato dell'Unione del Lavoro Agricolo (UAWC) palestinese che figura sul sito della «Freedom Flotilla» tra «i nostri partner a Gaza». L'organizzazione paramilitare palestinese Fatah la identifica come «affiliata» mentre, secondo un audit realizzato dall'agenzia del governo americano Usaid, si tratta del «braccio agricolo» del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), un'organizzazione terroristica designata come tale da Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Israele. Il sito «Ngo Monitor» ha dedicato un apposito dossier ai legami dell'Union of Agricultural Work Committee con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Sebbene vari governi occidentali e l'Ue non definiscono il Comitato dell'Unione del Lavoro Agricolo un gruppo terroristico, sono però numerosi i punti interrogativi sul suo operato a cominciare dalle fonti di finanziamento e colpisce il legame con la Flotilla. Proprio in merito al finanziamento della missione navale verso Gaza, ufficialmente l'iniziativa è sostenuta da una raccolta fondi sul portale di crowdfunding Chuffed.org che ha raccolto quasi 300.000 euro per la sezione italiana. Entrambe le raccolte fondi sono state promosse da «Intersindacal Alternativa de Catalunya», una confederazione di sindacati catalani che aderisce anche al movimento BDS «boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele». Eppure le sole donazioni difficilmente potrebbero essere sufficienti per finanziare in modo continuativo tutta la struttura che ruota attorno al progetto della flotilla. Occorre perciò soffermarsi sui legami del comitato direttivo per comprendere la rete che sta dietro al progetto a cominciare da Greta Thunberg (foto). La missione nasce dall'unione di quattro progetti: la Freedom Flotilla Coalition, il Global Movement to Gaza, la Maghreb Sumud Flotilla e SumudNusantara i cui esponenti sono rappresentati nel consiglio direttivo. Scorrendo i nomi delle sigle e delle Ong coinvolte, spicca l'appartenenza a paesi musulmani e a realtà legate al mondo islamico a cominciare da Saif Abukeshek del Global Movement to Gaza, attivista palestinese con sede a Barcellona. Figura significativa è Muhammad Nadir Al-Nuri leader dell'Ong malese Cinta Gaza Malaysia che «ha raccolto oltre 20 milioni di dollari in aiuti dall'ottobre 2023» (data non casuale). Secondo quanto scritto da «Berita Harian», uno dei principali quotidiani malesi, Nadir Al-Nuri ha sposato la vedova di un ex combattente palestinese adottando i suoi cinque figli.
Nell'articolo si legge: «La missione umanitaria intrapresa da Muhammad Nadir è volta principalmente a difendere gli orfani i cui padri sono morti come martiri nella guerra contro i sionisti». Lecito perciò chiedersi se dietro la missione della Flotilla ci sia solo una finalità umanitaria o ben altri obiettivi.