I primi effetti delle sanzioni contro Mosca: così scricchiola l’asse Mosca-Pechino

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina le relazioni economiche e commerciali tra la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese sono notevolmente cresciute, ma le sanzioni “secondarie” hanno reso sempre più difficili i pagamenti tra le due nazioni

I primi effetti delle sanzioni contro Mosca: così scricchiola l’asse Mosca-Pechino

La reazione occidentale all’invasione russa dell’Ucraina si è concretizzata mediante la fornitura di un possente supporto militare per Kiev volto a contrastare l’invasione sul piano cinetico, nonché mediante l’imposizione di forti sanzioni economiche a danno di Mosca, mirate a ridurre l’ammontare di risorse atte ad essere investite nel conflitto. Durante il primo anno di guerra l’economia di Mosca ha sofferto un calo del PIL compreso tra i tre e i quattro punti, tuttavia, il paese è progressivamente riuscito ad adattarsi.

In particolare, Mosca è riuscita ad acquisire la componentistica sanzionata mediante la formazione di compagnie in paradisi fiscali e il transito di tali beni attraverso nazioni che non hanno aderito alle sanzioni imposte a danno della Federazione Russa. Al contempo, le azioni di Mosca sono state favorite da una certa riluttanza da parte degli Stati Uniti ad adottare sanzioni secondarie a danno di entità terze coinvolte in transazioni con Mosca.

A partire dal mese di giugno del 2024 gli Stati Uniti hanno varato una nuova serie di sanzioni “secondarie” volte a rendere più difficili le transazioni tra la Federazione Russa e gli attori terzi aventi con essa contatti commerciali. In particolare, Washington ha autorizzato l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) a imporre sanzioni secondarie a qualsivoglia istituto finanziario straniero che fornisca servizi che coinvolgano persone bloccate ai sensi dell’Ordine Esecutivo 14024, emanato nel 2021 al fine di imporre sanzioni a danno di individui e istituzioni che favoriscono attività dannose condotte dalla Federazione Russa.

L’OFAC ha altresì aggiornato la propria definizione della “base militare industriale russa”, includendo tutti i soggetti soggetti a sanzioni ai sensi dell’Ordine Esecutivo 14024. L’OFAC ha infine sfruttato l’autorità derivante dall’Ordine Esecutivo 14071 per impedire la fornitura ad entità connesse alla Federazione Russa di servizi di consulenza sull’IT, nonché sul design di software.

Le conseguenze

L’impatto della nuova ondata di sanzioni sul commercio russo cinese è risultato estremamente negativo. Il tentativo di Mosca di impiegare lo yuan come valuta principale nelle transazioni con Pechino non è infatti riuscito ad impedire difficolta nei pagamenti. Allo stato attuale, l’80% dei pagamenti in yuan viene respinto e il processo di trasferimento del denaro può richiedere settimane. Allo stesso tempo, gli istituti di credito cinesi guadagnano comunque le proprie commissioni, pur rifiutandosi spesso di eseguite i pagamenti. In virtù della progressiva imprevedibilità del commercio tra le parti, le compagnie russe stanno ricorrendo sempre più ai servizi forniti da intermediari, il che determina un forte aumento dei costi. Tra i beni maggiormente colpiti vi sono materie prime e prodotti agricoli, nonché diversi prodotti industriali quali automobili.

Le nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti hanno parimenti determinato una riduzione delle transazioni tra Mosca e numerosi istituti di credito che hanno favorito l’elusione delle sanzioni da parte della Federazione Russa. In particolare, diverse banche situate in Turchia, Emirati Arabi Uniti e Austria hanno ridotto notevolmente i propri legami con la Russia. Il volume degli scambi commerciali tra Mosca e Ankara è calato notevolmente nella rima parte del 2024, mostrando le crescenti difficoltà della Federazione Russa nell’aggirare le sanzioni occidentali. La difficile situazione russa è stata rimarcata anche dalla Banca Centrale del paese, il cui recente rapporto ha evidenziato una riduzione del grado di apertura dell’economia russa, il quale si riflette in un declino dell’incidenza in percentuale di esportazioni e importazioni sull’economia.

Il “terzo” mondo

L’invasione russa dell’Ucraina ha rappresentato pienamente il mutamento della distribuzione di potere sul sistema internazionale avvenuto a partire dagli anni Duemila. I paesi appartenenti al cosiddetto “Global South”, il cui peso relativo economico e militare è notevolmente cresciuto negli ultimi anni, hanno mantenuto una postura tendenzialmente neutrale, rifiutandosi tanto sostenere le azioni russe, quanto di aderire alle sanzioni internazionali imposte a danno di Mosca.

Gli attori appartenenti a tale “blocco” risultano infatti fortemente favorevoli ad un sistema internazionale “multipolare”, ergo, pur non essendo schierati a favore della Russia, ritengono quest’ultima un attore essenziale per ridurre il grado di unipolarità del sistema presente, segnato dalla presenza degli Stati Uniti come unica superpotenza.

A tal proposito, risulta improbabile che le nazioni appartenenti al Global South abbandonino del tutto i propri rapporti con la Russia dietro pressione occidentale. Tuttavia, tali attori mostrato di non voler mettere a repentaglio i propri rapporti con l’Occidente a causa di Mosca, un partner commerciale per essi decisamente meno rilevante.

A tal proposito, l’imposizione di sanzioni secondarie atte a ridurre le transazioni tra Mosca e il Global South nella maggior misura possibile, risulta un elemento centrale dietro la negazione alla Federazione Russa delle risorse necessarie a proseguire il conflitto.

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