Romania al ballottaggio, ultradestra in testa. Simion: "Oggi il popolo rumeno ha parlato!"

A pesare sulle urne la frustrazione per l’inflazione elevata, l’aumento del costo della vita, un’economia stagnante e un pesante disavanzo di bilancio

Romania al ballottaggio, ultradestra in testa. Simion: "Oggi il popolo rumeno ha parlato!"
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Oggi milioni di cittadini romeni sono stati chiamati nuovamente alle urne per un’elezione presidenziale cruciale, a seguito dell’annullamento del voto dello scorso anno che ha gettato il Paese – membro dell’Unione Europea e della NATO – nella più grave crisi politica degli ultimi decenni. Undici candidati a contendersi la carica.

Il trionfo di Simion

George Simion, leader del partito ultranazionalista AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni), è in vantaggio con ampio margine, con il 39,96% dei voti. Un risultato tuttavia non sufficiente per la vittoria già al primo turno: dovrà affrontare il ballottaggio del 18 maggio. A sfidarlo sarà Nicusor Dan, sindaco indipendente di Bucarest, che ha ottenuto il 20.70%, battendo di una manciata di voti il candidato europeista Crin Antonescu.

"Miei cari fratelli e sorelle di qui e di ogni dove, insieme abbiamo scritto la storia oggi. Ci stiamo avvicinando a un risultato eccezionale, ben oltre ciò che ci presentano le televisioni del sistema, che finora hanno saputo solo fomentare ostinatamente la divisione, spargere veleno e distorcere tutto ciò che abbiamo detto. Ovvero, hanno fatto ciò che sapevano fare meglio, diffondere menzogne. Mi congratulo con voi, siete vincitori! Oggi il popolo rumeno ha votato! Oggi il popolo rumeno ha parlato! È ora di farsi sentire", queste le parole di Simion in un video postato sui social.

Antonescu, centrista di lungo corso, 65 anni, ed ex presidente del Senato, era uno dei favoriti. Incentrando la sua campagna sulla difesa dell’orientamento euro-atlantico del Paese, si presenta come un’alternativa pro-occidentale e anti-sistema, decisa a denunciare quella che definisce “una classe politica corrotta”. L’ex premier Victor Ponta ha invece impostato la sua campagna su uno slogan in stile Trump: “Prima la Romania”, vantando legami con l’amministrazione statunitense. I sondaggi indicavano un probabile ballottaggio tra Georgescu e uno tra Dan o Antonescu.

Il cyber attacco

Nel giorno del primo turno il Paese è stato bersaglio di un cyberattacco rivendicato da hacker filorussi. Diversi siti governativi, tra cui quelli dei ministeri dell'Interno e della Giustizia, oltre al portale elettorale del candidato centrista Crin Antonescu — sostenuto dalla coalizione di governo — sono stati temporaneamente resi inaccessibili. A segnalare l'incidente è stato il giornalista investigativo Victor Ilie, ripreso dall'emittente Digi24. La responsabilità dell’attacco è stata rivendicata su Telegram dal gruppo NoName057(16), noto per operazioni DDoS contro obiettivi europei, che ha parlato di aver "inviato sorprese DDoS" alle infrastrutture digitali romene. Le autorità hanno confermato l'attacco e, secondo il Direttorato Nazionale per la Sicurezza Cibernetica (DNSC), i portali colpiti sono tornati online nel giro di poche ore. L'incidente non ha compromesso, secondo le fonti ufficiali, il regolare svolgimento del voto.

L'ombra di Georgescu

A pesare sulle urne, come in molte altre nazioni europee, la frustrazione per l’inflazione elevata, l’aumento del costo della vita, un’economia stagnante e un pesante disavanzo di bilancio ha alimentato il consenso verso candidati nazionalisti e anti-sistema. Tra questi, figura in particolare Calin Georgescu, vincitore a sorpresa del primo turno della scorsa consultazione in novembre, poi annullata dalla Corte costituzionale. Simion, ha accompagnato Georgescu al seggio nella capitale, dichiarando alla stampa: “Siamo qui con un solo obiettivo: il ritorno all’ordine costituzionale, il ritorno alla democrazia”. Georgescu, da parte sua, ha definito il nuovo voto “una frode orchestrata da chi ha fatto dell’inganno la politica di Stato”, ma ha affermato di voler “onorare il potere del voto, che spaventa il sistema”.

Le irregolarità nei seggi

AUR ha denunciato gravi irregolarità in decine di seggi. In una nota ufficiale, l’eurodeputata Georgiana Teodorescu e il senatore Nicolae Vlahu parlano di persone decedute ancora registrate come votanti, abusi nell’uso dell’urna mobile, pressioni sui membri dei seggi e schede sottratte o pre-compilate. In particolare, viene segnalato un numero anomalo di richieste di voto domiciliare, verbali firmati in bianco e intimidazioni nei confronti degli osservatori AUR. Il partito ha chiesto chiarimenti urgenti all’Autorità Elettorale Permanente, denunciando “una ripetizione dei metodi di frode già visti nelle elezioni precedenti”. Simion ha detto di essere pronto a nominare Georgescu primo ministro in caso di vittoria alle elezioni presidenziali in corso in Romania, dove è il candidato era favorito.

"Nonostante le manipolazioni e gli ostacoli" i rumeni "si sono sollevati". Così Simion ha commentato i primi exit poll delle elezioni presidenziali che lo hanno visto in testa da subito, come riporta l'emittente Stirile ProTv.

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