La "voce del Cremlino" avverte la Nato: "Possibile un'altra operazione militare speciale"

La nuova minaccia espressa dalla "voce del Cremlino" contro l'Azerbaigian arriva mentre Baku valuta la revoca del divieto di forniture militari all'Ucraina. Malumori per le iniziative di Trump nel Caucaso

La "voce del Cremlino" avverte la Nato: "Possibile un'altra operazione militare speciale"
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La Russia potrebbe presto aprire un nuovo fronte di guerra. La minaccia è stata espressa domenica sera da Vladimir Solovyov, il presentatore considerato la "voce del Cremlino" che dal canale di Stato Russia-1 ha avvertito che l'invasione dell'Ucraina "potrebbe non essere l'ultima Operazione militare speciale della nostra generazione". A provocare la reazione russa, secondo Solovyov, potrebbe essere l'installazione di basi della Nato nell'area del Mar Caspio al confine fra l'Azerbaigian e la Federazione. "Dobbiamo comprendere che ciò che sta accadendo nel Caucaso meridionale è un grande problema", ha affermato il propagandista sottolineando, a suo dire, i pericoli geopolitici nel "cortile di casa" di Mosca.

Solovyov, contro il quale Unione Europea e Regno Unito hanno approvato sanzioni, ha commentato anche gli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina e in particolare il vertice in programma venerdì prossimo in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo americano Donald Trump. La guerra continuerà perché è "nell'interesse degli europei", ha detto il presentatore esprimendo forti dubbi che il summit tra i leader delle due super potenze possa dunque rivelarsi decisivo.

Lo spettro di un conflitto tra Mosca e Baku evocato da Solovyov arriva mentre i media riportano che il presidente azero Ilham Aliyev valuta la revoca del divieto di fornire armamenti all'Ucraina. La svolta sarebbe stata discussa nel corso di una telefonata intercorsa un paio di giorni fa tra Aliyev e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i quali hanno condannato gli attacchi russi contro gli interessi di Baku in Ucraina.

Mosca avrebbe infatti di recente preso di mira infrastrutture energetiche ucraine collegate all'Azerbaigian. Tra l'8 e il 9 agosto le forze russe hanno colpito con droni Shahed nell'Oblast di Odessa un deposito della Socar, la compagnia petrolifera statale azera. A fine giugno invece le forze russe hanno attaccato una stazione di distribuzione del gas vicino a Orlivka, un tratto chiave del gasdotto transbalcanico attraverso il quale, come riporta il Kyiv Independent, il gas dell'Azerbaigian ha iniziato a fluire in Ucraina a seguito di un accordo siglato a fine luglio.

"Si tratta di attacchi deliberati non solo a queste strutture ma anche alla nostra cooperazione", ha dichiarato Zelensky dopo il colloquio telefonico con Aliyev. Il presidente dell'Azerbaigian, ha proseguito Zelensky, "mi ha assicurato che continueremo a collaborare nonostante qualsiasi sfida". Parole volte a sottolineare i forti legami economici ed energetici che intercorrono tra Kiev e Baku. Non è chiaro al momento quali armi, nel caso, potrebbe trasferire all'Ucraina l'Azerbaigian nel cui arsenale sono presenti sistemi di artiglieria e di lancio multiplo di razzi, veicoli blindati e carri armati.

La notizia della possibile revoca del divieto di forniture militari arriva a pochi giorni dall'incontro storico alla Casa Bianca tra i leader dell'Azerbaigian e dell'Armenia, i quali hanno firmato un accordo mediato dal presidente Usa Donald Trump che intende porre fine al lungo periodo di ostilità tra i due Paesi. L'intesa prevede la creazione di un corridoio di transito di una quarantina di chilometri che, passando dal territorio armeno, collegherà l'Azerbaigian alla sua exclave di Nakhchivan, situata tra Armenia, Turchia e Iran. L'accordo assegna inoltre per 99 anni agli Stati Uniti i diritti di sviluppo sul territorio del corridoio battezzato la "Strada Trump per la pace e la prosperità internazionale".

L'iniziativa diplomatica americana rappresenta un colpo diplomatico ai danni di Putin in un'area strategica per Mosca ma almeno a livello ufficiale la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che la Russia giudica "positivo" l'incontro di Washington tra i leader di Azerbaigian e Armenia.

Malumori più espliciti sono segnalati a Teheran che ha fatto sapere per bocca del consigliere del leader Ali Khamenei per gli affari internazionali, Ali Akbar Velayati, che "l'Iran bloccherà la creazione del corridoio di trasporto sostenuto dagli americani che collega la Repubblica dell'Azerbaigian con la sua exclave, la Repubblica Autonoma di Nakhchivan, con o senza il supporto della Russia".

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