
Il tempo è galantuomo. Seppur con 14 anni di ritardo una sentenza della magistratura francese conferma quello che Il Giornale ha sempre scritto. Il leader libico Muhammar Gheddafi non venne destituito ed ucciso per difendere i diritti umani. E neanche per salvare il popolo libico da una spietata repressione. La sua eliminazione venne decisa ed orchestrata dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Che decise di eliminarlo perché non rivelasse di aver finanziato con 63 milioni di dollari la sua scalata all'Eliseo. Ma dietro il disegno criminale dell'ex presidente francese si nascondono molte altre ombre. Esse riguardano le scelte dell'Onu, della Nato e di un nostro ex Presidente della Repubblica. Per innescare i bombardamenti che fecero cadere il Colonnello Sarkozy beneficiò del voto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Un via libera sconcertante visti i sospetti che già aleggiavano sui rapporti tra lui e il rais. Ancor più sconcertante fu però la decisione della Nato di appoggiare una rivolta di Bengasi orchestrata da Al Qaida e altri gruppi jihadisti. Sul fronte italiano impossibile dimenticare che il "no" di Silvio Berlusconi alla guerra, unico leader occidentale contrario a quella scelta criminale, fu vanificato da Giorgio Napolitano. Il 9 marzo 2011 l'allora Presidente riunì il Consiglio Supremo di Difesa e - agendo sulla base di sollecitazioni contrarie ad ogni interesse nazionale - impose a governo e Forze Armate di bombardare il leader con cui avevamo un trattato d'amicizia. Una decisione scellerata che mise a rischio il gas e il petrolio dell'Eni promessi da Sarkozy ad un Qatar complice della Francia e finanziatore della rivolta jihadista. Alla fine solo gli equilibrismi di Eni e servizi segreti riuscirono a preservare i nostri interessi energetici. Ma neanche la bravura della nostra intelligence poté impedire che la Libia, precipitata nel caos, diventasse il trampolino da cui, negli anni, un milione e mezzo di clandestini ha raggiunto l'Italia.
E peggio ancora che l'ex colonia sottratta alla nostra influenza dai nuovi leader islamisti ridiventasse un governatorato della Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Dunque dopo la sentenza della magistratura francese su Sarkozy sarà lecito invocare quella della Storia su Giorgio Napolitano. Ben sapendo però che nessuno ci risarcirà per l'immenso e irrimediabile danno subito.