Stretta Usa: cacciati gli stranieri che deridono la morte di Charlie Kirk

Revocati i visti a sei cittadini di Argentina, Brasile, Germania, Messico, Paraguay e Sudafrica. Ma le espulsioni non finiranno qui

Stretta Usa: cacciati gli stranieri che deridono la morte di Charlie Kirk
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Il dipartimento di Stato americano ha confermato di aver revocato i visti a sei cittadini stranieri provenienti da Argentina, Brasile, Germania, Messico, Paraguay e Sudafrica. La decisione è stata presa in seguito alla pubblicazione di contenuti sui social media che, secondo le autorità statunitensi, deridevano l’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk.

La revoca è stata formalizzata ieri, ma comunicata solo ora. L’agenzia ha spiegato che sono “solo alcuni esempi” e che le autorità stanno continuando “a identificare i titolari di visto che hanno celebrato l’atroce assassinio di Charlie Kirk”. Secondo quanto riferito dai funzionari, i sei individui avevano pubblicato dichiarazioni e video in cui esprimevano commenti offensivi nei confronti di Kirk o celebravano la sua morte. Tra i contenuti segnalati, un post in lingua tedesca riportava: “Quando i fascisti muoiono, i democratici non si lamentano”. Un cittadino argentino aveva invece accusato Kirk di “diffondere una retorica razzista, xenofoba e misogina”.

“Gli Stati Uniti non hanno alcun obbligo di ospitare stranieri che augurano la morte agli americani” recita una nota diffusa su X. Questa azione si inserisce all’interno di un più ampio inasprimento delle politiche migratorie da parte dell’amministrazione Trump. A partire da gennaio, il governo ha aumentato i controlli sui contenuti pubblicati sui social dai richiedenti visto e ha già revocato migliaia di permessi, in particolare a studenti. Una delle misure in corso prevede anche la revisione dei criteri per la durata dei visti concessi. A settembre, il segretario di Stato Marco Rubio aveva sottolineato che l’agenzia aveva “certamente negato i visti” alle persone che “celebravano” l’omicidio di Kirk.

Il Vice Segretario di Stato Christopher Landau ha dichiarato di aver incaricato i funzionari consolari di monitorare i commenti sui social media che affermano di identificare individui che "lodano, razionalizzano o sminuiscono" la morte di Kirk. Come riporta la Cnn, non è chiaro quante persone siano state incaricate di effettuare il controllo sui social media o se le revoche citate martedì rappresentino tutti coloro a cui è stato revocato il visto. Non mancano le polemiche. Conor Fitzpatrick, avvocato della Foundation for Individual Rights and Expression (FIRE), ha puntato il dito contro la Casa Bianca: "L'amministrazione Trump deve smettere di punire le persone solo per le loro opinioni". Ricordiamo che recentemente Harold Hongju Koh, già consulente legale del Dipartimento di Stato durante l'amministrazione Obama, aveva affermato che revocare i visti sulla base di dichiarazioni sulla morte di Kirk è "una violazione del Primo Emendamento".

Intanto, nella giornata di ieri, il presidente Trump ha conferito a Charlie Kirk la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti. La cerimonia, che si è svolta in presenza di figure di spicco del mondo conservatore, ha visto la partecipazione della vedova, Erika Kirk. Trump ha ricordato l’attivista ultraconservatore paragonandolo a figure storiche come Socrate, San Pietro, Abraham Lincoln e Martin Luther King. “Gli avete fatto il regalo di compleanno più bello che potesse mai ricevere” ha dichiarato Erika, visibilmente commossa, durante l’evento, che si è tenuto nel giorno in cui Kirk avrebbe compiuto 32 anni. La vedova ha anche aggiunto che suo marito “probabilmente si sarebbe candidato alla presidenza” se non fosse stato ucciso. Nel suo intervento, Trump ha ribadito l’intenzione di proseguire la linea dura contro i gruppi che ha definito appartenenti all’estrema sinistra.

“Dopo l’assassinio di Charlie, il nostro Paese non deve tollerare assolutamente la violenza, l’estremismo e il terrore della sinistra radicale”, ha dichiarato. E ha rincarato la dose: “Abbiamo chiuso con le folle inferocite e non permetteremo che le nostre città siano insicure”.

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