La morte di Charlie Kirk, Robinson e il peso della matrice nichilista

Le chat che in questi giorni circolano sulla stampa americana parlano di un giovane immerso per ore e giorni tra internet e videogame

La morte di Charlie Kirk, Robinson e il peso della matrice nichilista
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La morte di Charlie Kirk apre uno squarcio profondo nell’anima americana. E questo solco si allarga di giorno in giorno, soprattutto per quello che emerge sul presunto killer Tyler Robinson. Per giorni, dopo la sua cattura, si è assistito al rimpallo di rivendicazioni: “È un conservatore Maga”, “No, è un antifa della sinistra radicale”. Il tutto complicato ancora di più dall’assordante silenzio dello stesso Robinson.

Ma se dietro l’assassinio ci fosse qualcosa di più oscuro e inafferrabile? Se le categorie cui ci siamo abituati a leggere il mondo non fossero sufficienti? I frammenti che stanno emergendo sulla vita del 22enne raccontano di un ragazzo cresciuto in un ambiente conservatore che ha frequentato, per poco, un campus in Utah, un ambiente forse non Maga, ma nemmeno vicino agli ultra liberal delle Ivy League. Ma soprattutto le chat che in questi giorni circolano sulla stampa americana parlano di un giovane immerso per ore e giorni tra internet e videogame.

Mondi che hanno sviluppato linguaggi propri che divergono da quelli cui siamo abituati. Un parallelo con Adolescence, serie che ha trionfato agli Emmy Awards, aiuta a capire meglio il contesto. In una puntata il detective che indaga sul caso si aggira per la scuola in cerca di informazioni, tra gli studenti c’è il figlio che a un certo punto lo prende in disparte: “I commenti e le emoji che vedete sui profili degli studenti non hanno il significato che gli date, tra di noi vogliono dire ben altro”. Per il padre è una rivelazione che cambierà le indagini.

Ecco, non è che Robinson stava cercando di dire altro? Si è discusso moltissimo delle incisioni nei proiettili, in particolare quello con scritto “Bella Ciao”. Per Robinson, come moltissimi altri frequentatori delle community online, quel oggetto, quel contenuto, ha un significato diverso, svuotato dall’originale. È un meme, un oggetto culturale che si propaga, per imitazione, nella rete perdendo man mano il suo rapporto con l’originale.

A dirlo è lo stesso killer in una chat: “Sai quelle cose che stavo incidendo sui proiettili: sono tutti meme”. Questa ipotesi apre scenari inquietanti, perché riduce l’atto a una sorta di trolling nella vita reale. Ovvero la pratica, caustica e provocatoria, di suscitare reazioni online, che esce dal virtuale e si fa concreto. Una pratica quasi apolitica dato che decine di inchieste hanno mostrato che non si ascrive solo a persone conservatrici.

E così l’omicidio di Kirk diventa solo, si fa per dire, un momento di puro caos. Robinson diceva di “odiare” l’attivista Maga, e la manifestazione di quell’odio è stata un atto di nichilismo puro. E questo è preoccupante perché si tratta di performance distruttive che possono scoppiare ovunque e per mano di chiunque.

In tempi recenti l’Fbi ha coniato la classificazione NVE (Nihilistic violent extremism), estremismo violento nichilista. Il direttore del Bureau, il trumpiano Kash Patel, in audizione davanti al comitato del Senato sulla Giustizia ha detto che una grossa fetta degli atti di terrorismo interno sono NVE, gesti violenti motivati da un odio profondo per la società.

Negli anfratti più oscuri della rete alcune di queste tendenze vengono bollate anche come accelerazioniste, posizioni che mirano ad accelerare il collasso della società. Ovviamente è prematuro etichettare il 22enne, ma i segni di una violenza cieca che mescola tratti incoerenti sono presenti.

Un mix confuso ed esplosivo di meme, shitposting, trolling e armi da fuoco che ha come punto di caduta il caos puro, nella sua forma più nichilistica e imprevedibile. Una nebbia che solo Robinson può aiutare a dipanare, se mai parlerà.

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