
C’è un nuovo illustre (e inanimato) ospite alla Casa Bianca. Si tratta di un ritratto di un ex presidente americano, James K. Polk, che da pochi giorni fa capolino nello Studio Ovale, lo storico ufficio presidenziale teatro degli incontri con i capi di Stato, tra i quali il disastroso vertice tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky andato in scena il 28 febbraio. A richiedere tale quadro è stato il tycoon in persona che lo ha ottenuto al termine di un negoziato con il suo precedente “proprietario”, lo speaker della Camera Mike Johnson, che in cambio ha ricevuto un ritratto raffigurante Thomas Jefferson dall’attuale leader Usa.
La comparsa di James K. Polk nello Studio Ovale, peraltro alle spalle del busto dell’ex premier britannico Winston Churchill, non è un dettaglio di poco conto. A darne notizia, spiegandone la simbologia neanche troppo nascosta, è il Wall Street Journal che ricorda come durante l’unico mandato dell’11esimo presidente Usa, poco prima della metà dell'Ottocento, gli Stati Uniti abbiano conosciuto la loro più importante espansione territoriale inglobando territori dell’Oregon, del Texas, della California e di buona parte dell’America sud-occidentale. "È stata una delle più grandi acquisizioni di territori nella storia mondiale”, afferma lo storico Hampton Sides citando l’inclusione all'interno degli States di California, Arizona, New Mexico, Nevada, Utah e di parti del Colorado e del Wyoming in cambio di 15 milioni di dollari.
Secondo il quotidiano conservatore non sarebbe affatto una scelta casuale quella compiuta dal 47esimo presidente che nelle scorse settimane ha parlato di prendere il controllo della Striscia di Gaza, di Panama, della Groenlandia e del Canada. Trump avrebbe inoltre confessato in maniera esplicita la sua ammirazione nei confronti di Polk che è ritenuto il campione del “destino manifesto” a stelle e strisce.
Il ritratto del lontano predecessore dell’attuale inquilino della Casa Bianca, realizzato nel 1911 da Rebecca Polk (discendente dello storico presidente), viene dunque definito dal Wall Street Journal come “il dipinto che spiega la politica estera di Trump”. Le intenzioni espansionistiche di The Donald sono state confermate dalla portavoce Karoline Leavitt che ha dichiarato che il commander in chief “non ha paura di proporre idee nuove e audaci nel suo sforzo di mettere l’America al primo posto”. “Tutto ciò che dice”, prosegue Leavitt, “è vero. La Groenlandia è situata in una posizione strategicamente superba nell’Artico, il Canale di Panama non dovrebbe essere più gestito dal Partito Comunista Cinese e il Canada sta truffando contadini e lavoratori americani da decenni”. Parole a cui presto potrebbero seguire i fatti. Nbc News ha infatti appena svelato che l'U.S. Southern Command ha già predisposto piani per aumentare la presenza militare a Panama.
Se il desiderio di espandere i confini degli Stati Uniti accomuna Polk a Trump, per gli esperti i due presidenti differiscono però dal punto di vista caratteriale. L'11esimo leader americano, al contrario del miliardario, sarebbe stato un politico decisamente più prevedibile nelle sue azioni. La stessa cosa non si può dire del tycoon che sembra affrontare le sfide di politica estera come in una pericolosa partita a poker. E nel frattempo c'è chi prende la cosa con ironia.
A partire dal senatore repubblicano Lindsey Graham, tra i più stretti alleati del presidente statunitense, il quale, ad esempio, ha ricordato all'autore de "L'arte di fare affari" che se il Canada diventasse il 51esimo Stato Usa voterebbe senza ombra di dubbio per i democratici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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