
Spiragli di pace in Medio Oriente. O così, almeno, lascerebbero intendere le ultime notizie che arrivano dal fronte iraniano. Secondo il presidente americano Donald Trump, un accordo sul programma nucleare di Teheran potrebbe essere infatti “molto vicino”. Il capo della Casa Bianca ha fatto sapere in un colloquio con i giornalisti che la squadra da lui incaricata di gestire lo spinoso dossier “sta avendo delle discussioni molto buone” con i negoziatori della Repubblica Islamica. Il riferimento è ai colloqui che si stanno svolgendo da settimane in Oman e in Italia, mediati dalla monarchia omanita, e a cui stanno prendendo parte l’inviato speciale Usa Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi.
"In questo momento, penso che (Teheran) voglia raggiungere un accordo”, ha affermato Trump aggiungendo che “se riuscissimo a farlo, salverei molte vite”. Il presidente americano ha ribadito di volere un’intesa “molto forte” che permetta di fare entrare gli ispettori, precisando che “possiamo prendere quello che vogliamo, possiamo far saltare in aria quello che vogliamo, ma nessuno verrà ucciso. Possiamo far saltare in aria un laboratorio ma nessuno ci sarà dentro”. L’ottimismo su una possibile intesa con il regime degli ayatollah è stato confermato alla Cnn da fonti a conoscenza delle discussioni in corso, le quali si sono dette fiduciose che un ampio accordo potrebbe essere raggiunto già al prossimo incontro tra Stati Uniti e Iran. Il round di negoziati decisivo dovrebbe avvenire in una località in Medio Oriente.
Un’ombra minacciosa incombe però sulla potenziale risoluzione pacifica del dossier nucleare iraniano. Rispondendo infatti a domanda diretta dei cronisti, Trump ha ammesso di aver avuto negli scorsi giorni un delicato colloquio telefonico con il premier d’Israele Benjamin Netanyahu, massimo rappresentante del Paese nemico storico dell’Iran. Oggetto della conversazione: mettere in guardia il governo di Tel Aviv dal compiere qualsiasi azione militare che potrebbe far deragliare le trattative diplomatiche con Teheran. "Ho detto a Netanyahu di non attaccare l'Iran", ha dichiarato Trump sottolineando di non credere che sia "opportuno farlo ora” essendo vicini ad una risoluzione della questione per mezzo di “un documento molto forte”. Ad aprile il premier israeliano ha affermato che l’unico “buon accordo” consisterebbe nello smantellamento di “tutte le infrastrutture” legate al programma atomico iraniano.
I commenti del presidente Usa seguono di poche ore la pubblicazione di un articolo da parte del New York Times in cui si legge che l'intelligence di Washington teme che Israele possa colpire senza preavviso gli impianti nucleari della Repubblica Islamica. Stando a quanto riportato dal quotidiano americano, i preparativi per un raid di Tel Aviv potrebbero richiedere meno di sette ore, una finestra temporale ritenuta troppo ristretta per consentire alla Casa Bianca di intervenire diplomaticamente per bloccare i piani di Netanyahu.
Anche se i funzionari statunitensi hanno espresso dubbi sull'efficacia di un'azione militare unilaterale, fonti vicine al capo del governo dello Stato ebraico hanno dichiarato di credere che, in caso di ritorsioni da parte di Teheran, gli Stati Uniti sarebbero comunque costretti ad intervenire per aiutare l’alleato in Medio Oriente. Funzionari di Tel Aviv avrebbero inoltre detto a Washington che un attacco potrebbe avvenire anche nel caso di un accordo sul nucleare tra Stati Uniti e Iran.