
L’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca è stato «teso», e il presidente americano è stato «duro» nel dire chiaramente al leader ucraino che non è intenzionato a fornirgli, almeno per ora, i missili Tomahawk per colpire la Russia in profondità. A raccontare il retroscena della visita di Zelensky a Washington, la terza da febbraio, è Axios, le cui fonti hanno riferito di un vertice che «non è stato facile», o addirittura «pessimo».
Il presidente ucraino sperava di strappare l’impegno su nuove armi (non solo i Tomahawk), ma si è trovato alle prese con uno stato d’animo del comandante in capo completamente cambiato all’indomani della lunga telefonata con Vladimir Putin.
Il tycoon non ha preso impegni perché ora, ha chiarito, la sua priorità è la diplomazia, e pensa che fornire i missili a lungo raggio a Kiev potrebbe indebolirla.
«Nessuno ha urlato, ma Trump è stato duro», secondo la prima fonte.
«Ha detto parole forti, e in alcuni punti la situazione si è fatta un po’ emotiva», ha spiegato un’altra. Tanto che, come hanno precisato entrambe, l’incontro si è concluso bruscamente dopo due ore e mezza: «Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana», ha detto a un certo punto il tycoon, riferendosi al prossimo faccia a faccia con lo zar del Cremlino a Budapest.
L’attuale proposta degli Stati Uniti per una soluzione diplomatica, che The Donald ha accennato in un post su Truth, prevede la fine della guerra con le linee del fronte bloccate, eventualità difficile da accettare per l’Ucraina. Ma nella telefonata dei giorni scorsi - rivela il Washington Post - Putin avrebbe addirittura chiesto a Trump il pieno controllo del Donetsk, regione strategica nell’est dell’Ucraina, come condizione per mettere fine alla guerra.
Zelensky ha parlato con gli europei dopo l’incontro e molti, ha fatto sapere Axios, sono apparsi perplessi dal cambio di passo di Trump. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha proposto di collaborare con gli Usa per elaborare un piano di pace per Kiev sulla falsariga di quello in 20 punti per Gaza, mentre il segretario della Nato Mark Rutte ha proposto una chiamata urgente tra i consiglieri per la sicurezza nazionale europei nel fine settimana.
L’inquilino della Casa Bianca, intanto, ha definito «interessante» l’idea di un tunnel sottomarino che colleghi la Russia all’Alaska, proposta dal consigliere russo Kirill Dmitriev al multimiliardario Elon Musk.
E ne ha parlato anche con Zelensky alla Casa Bianca: «Ti piace questa idea?», gli ha detto. «Non ne sono entusiasta», ha risposto lui, facendo ridere il presidente Usa. Dmitriev è l’inviato di Putin incaricato delle questioni economiche internazionali ed è quello che, insieme all’inviato americano Steve Witkoff, ha spinto di più negli ultimi mesi per un riavvicinamento tra Washington e Mosca. Giovedì ha menzionato sul social X un progetto di «ponte della pace» tra Alaska e Russia, risalente alla Guerra Fredda: «Con la tecnologia moderna della Boring Company può diventare un tunnel Putin-Trump» sotto lo stretto di Bering, ha scritto proponendo di intitolare il progetto ai due presidenti.
Boring Company è una delle imprese di Musk, l’ex first buddy patron di X, Tesla e SpaceX, e intende rivoluzionare i trasporti urbani con i tunnel.
Dmitriev, che è a capo del fondo sovrano russo, ha invitato esplicitamente Musk a costruire questa infrastruttura come «simbolo di unità», pubblicando anche schemi a supporto del progetto, e stimando il costo di un tunnel di circa cento chilometri a 8 miliardi di dollari.