Politica estera

"È un obbligo di tutti i musulmani". L'università di Tunisi invoca la jihad contro l'Occidente

Il documento ufficiale dell'ateneo di Zaytuna di Tunisi esorta gli studenti islamici a "infiltrarsi nelle abitazioni per sradicare l'entità giudaica"

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Sostenere la jihad è un obbligo per tutti i musulmani. A indicare le linee guida su come si devono comportare gli studenti è l’Università Zaytuna di Tunisi, una delle più antiche istituzioni del mondo islamico che negli ultimi anni, come ilGiornale.it ha potuto riscontrare, ha sottoscritto diversi protocolli d'intesa con atenei occidentali, in particolare in Germania, Svizzera e Gran Bretagna. Dopo il massacro del 7 ottobre l'università tunisina ha emesso un iquietante comunicato rivolto ai giovani studenti (ma non solo) in cui esorta tutti i musulmani a sostenere la lotta di liberazione del popolo palestinese.

IlGiornale.it è entrato in possesso del documento ufficiale. È scritto in arabo ed è autenticato dal timbro della Repubblica di Tunisia e dalla firma dell’università. Il diktat è la partecipazione alla lotta: "Si tratta di un dovere individuale legale, sharaitico, che investe l’intera comunità islamica in ogni parte del mondo". "Perciò non è islamicamente legittimo sottrarsi a tale dovere". Per l'università si tratta di un “chiaro messaggio alla comunità islamica ed ai suoi eserciti […] affinché si muovano in fretta verso la terra benedetta e si infiltrino nelle abitazioni per sradicare l’entità giudaica”. L’invito sembrerebbe proprio quello di emulare ciò che i terroristi di Hamas hanno fatto lo scorso 7 ottobre: entrare nelle case, uccidere i civili, eliminare gli ebrei. Tutto questo in nome di Allah. "L'appoggio e il sostegno alla lotta, jihad, in Palestina - si legge ancora nel comunicato - è un obbligo individuale per tutti i musulmani…il dovere immediato per la comunità islamica è di tornare a percorrere la rette via”. Ma c'è di più. L'università di Zaytuma lancia un appello anche alle guide spirituali islamiche: “Esortiamo gli imam affinché dai pulpiti assolvano al loro dovere religioso di spronare all’unità tra le file dei musulmani di fronte all’alleanza crociato-sionista”. Una crociata contro gli ebrei, questo è ciò che viene spiegato agli studenti musulmani tunisini in una delle università più importanti del mondo. Una chiamata alle armi senza se e senza ma, in nome di un Dio che, secondo le sue leggi, giustifica l’uccisione di persone.

Il messaggio è stato diramato dall'università e dal direttorato della Grande Moschea Zaytuna. Subito dopo la pubblicazione il Misbar, piattaforma araba che si impegna a combattere la disinformazione, ha tenuto a precisare che ciò non deriva dal presidente tunisino Kais Saied che, effettivamente, non ha rilanciato questo appello ma allo stesso tempo non si è distaccato da questo richiamo alla jihad. La presideza della Repubblica tunisina ha, infatti, rilasciato solo una dichiarazione in cui “esprimeva il suo appoggio totale e incondizionato al popolo palestinese” sottolineando, come si legge anche sulla pagina ufficiale Facebook, “il diritto del popolo palestinese a recuperare tutte le sue terre occupate”.

L'articolo di Misbar sottolinea che “la dichiarazione (comunicato ndr) è stata rilasciata dal Consiglio dello Sceicco della Grande Moschea” e, quindi, in autonomia dall'ateneo. Proprio Misbar ha, infatti, contattato la moschea Al-Maamour dell'università di Zaytouna per avere spiegazioni a riguardo e la risposta dello sceicco Muhammad Ali, si legge, non è stata per niente rassicurante: “l’università è indipendente e i suoi sceicchi si sono riuniti per emettere una risoluzione attraverso la quale sostengono la questione del jihad in Palestina”. E ancora: “La decisione sul Jihad è considerata una decisione legittima in solidarietà con ciò che sta accadendo in Palestina”. Un invito ai musulmani, da parte di università e consiglio degli sceicchi, che sembrerebbe mettere in guardia i giovani tunisini su come affrontare la situazione palestinese, ovvero portando avanti la "crociata" contro gli ebrei.

Il messaggio dell'ateneo tunisino non può nono destare preoccupazione anche in Italia, dopo gli accordi tra il nostro stato e la Tunisia, considerato il grandissimo numero di immigrati proveniente proprio da lì. Un fenomeno che ricollega inevitabilmente alle questione tutte italiane legate a quei magistrati che hanno portato avanti la propria crociata per la "liberazione" di questi giovani dai centri di identificazione.

La conseguenza è che in Italia girano liberi ragazzi e ragazze che, non solo sono clandestini, ma, con l’evoluzione del conflitto israelo-palestinese, che provengono da un indottrinamento violento che si traduce per forza di cose a una possibile radicalizzazione islamista ancora più potente proprio in Italia.

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