"È woke e anti-Usa". Trump ritira per la seconda volta gli Stati Uniti dall'Unesco

Il presidente americano abbandona l'organizzazione delle Nazioni Unite ritenuta dalla Casa Bianca vicina alla Palestina e alla Cina

"È woke e anti-Usa". Trump ritira per la seconda volta gli Stati Uniti dall'Unesco
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Il presidente Usa Donald Trump torna a parlare alla pancia del movimento Maga dopo giorni di polemiche sulla gestione del caso Epstein da parte della sua amministrazione. Con una mossa anticipata in esclusiva dal New York Post, il tycoon si prepara infatti a ritirare gli Stati Uniti dall'Unesco denunciando presunte agende woke e posizioni anti-americane e anti-israeliane adottate dall'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura.

Il quotidiano della Grande Mela ricorda che a febbraio scorso il commander in chief aveva ordinato una revisione di tre mesi della presenza americana nell'Unesco anticipando una particolare attenzione durante l'indagine a qualsiasi "sentimento antisemita o anti-israeliano all'interno dell'organizzazione Onu". Un funzionario governativo ha fatto sapere al New York Post che nel corso della revisione sono state contestate le politiche dell'Unesco "in materia di diversità, equità e inclusione" e linee a favore della Palestina e della Cina.

La notizia è stata ufficializzata nelle scorse ore dalla vice portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly, che ha dichiarato che "il presidente Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'Unesco che sostiene cause culturali e sociali divisive e woke, totalmente in contrasto con le politiche di buon senso per cui gli americani hanno votato a novembre". "Questo presidente", ha aggiunto Kelly, "metterà sempre l'America al primo posto e garantirà che l'adesione del nostro Paese a tutte le organizzazioni internazionali sia in linea con i nostri interessi nazionali". Parole ribadite da una portavoce del dipartimento di Stato secondo la quale l'agenzia Onu è di parte e promuove cause "divisive".

L'amministrazione Usa non avrebbe in particolare gradito la pubblicazione da parte dell'Unesco nel 2023 di un "kit di strumenti antirazzismo" che invitava gli Stati membri ad adottare politiche antirazziste e, l'anno successivo, dell'iniziativa "Transforming MEN'talities" che ha promosso in India un cambiamento del modo in cui "gli uomini pensano alle questioni di genere". Nell'ambito di quest'ultimo progetto nel 2024, l'Unesco ha stilato un rapporto che analizza in che modo i videogiochi potrebbero "promuovere la parità di genere".

Per il funzionario della Casa Bianca citato in forma anonima dal New York Post, l'organizzazione delle Nazioni Unite definisce spesso la Palestina "occupata" da Israele condannando le operazioni militari di Tel Aviv e non criticando l'operato di Hamas. Inoltre, Washington accusa l'Unesco di utilizzare il suo Consiglio esecutivo per imporre azioni anti-israeliane e anti-ebraiche attraverso la designazione di luoghi sacri ebraici come siti "Patrimonio dell'umanità palestinese".

Nel mirino di Trump c'è anche la Cina. Pechino è il secondo maggiore finanziatore dell'Unesco e un suo cittadino, Xing Qu, ricopre l'incarico di vice direttore generale. "La Cina ha sfruttato la sua influenza per promuovere standard globali favorevoli agli interessi" della Repubblica Popolare, ha affermato il funzionario Usa. Un'allusione al modo in cui il gigante asiatico ha sminuito il ruolo delle minoranze, tra tutti i musulmani uiguri, nella storia nazionale.

I rapporti tra Washington e Unesco hanno conosciuto diversi alti e bassi. Già nel 2017, al tempo del suo primo mandato, Trump ritirò gli Usa dall'organizzazione Onu a causa delle sue posizioni anti-israeliane. Una decisione revocata nel 2023 da Joe Biden.

Il primo ad abbandonarla fu un altro repubblicano, Ronald Reagan, il quale nel 1983 puntò il dito contro "l'ositilità verso la società libera, in particolare il libero mercato e la libera stampa" dimostrata a suo dire dall'Unesco.

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