Per Elisa

La cantante Elisa piange in video, ma l'Italia è tra i pochi Paesi ad aver inviato tonnellate di aiuti a Gaza e continua a farlo

Per Elisa
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La cantante Elisa ieri su Instagram si è rivolta a Giorgia Meloni dicendo, con voce rotta dal pianto, «Adesso che hanno bloccato la Flotilla allora portate voi gli aiuti, perché stanno morendo».

Lo ribadiamo: la battaglia per la causa palestinese e per fermare il massacro nella Striscia di Gaza è sacrosanta. E la condividiamo in toto. Ma per quanto le lacrime della cantante ci abbiano colpito, non possiamo non manifestare, con voce rotta dalla commozione, un certo disagio per il video. Uno, perché un po' falso: l'Italia è tra i pochi Paesi ad aver inviato tonnellate di aiuti a Gaza e continua a farlo. Due, perché dopo quelli della Fornero, di Soumahoro e della Ferragni (ma perché tutti sempre con le felpe grigio topo?!) iniziamo a diffidare dei video in lacrime a favore di iPhone. Tre, perché non riusciamo mai a distinguere fra pathos e propaganda e fra isterismo e umanitarismo. Quattro, perché non ci fidiamo dei personaggi dello spettacolo prestati all'attivismo politico (Iacchetti, Carmen Consoli, Richard Gere, Marina La Rosa, Luxuria, la Parietti, Scanzi e Ilaria D'Amico, che a differenza del marito non azzecca mai un'uscita).

Cinque, perché non capiamo come mai non girino video per i gay iraniani, per i coreani del nord, per i bambini curdi, per quelli nigeriani, per i bambini ucraini sotto le bombe, per le donne in Afghanistan, per i cristiani massacrati nel mondo, per gli israeliani rapiti il 7 ottobre. Per loro niente Flotille, niente pianti, niente scioperi. Come mai?

Vabbè, dai. Domenica Fabio Fazio invita Richard Gere a Che tempo che fa. Di sicuro glielo chiederà lui.

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