Intesa tra Meloni e Macron: sì ai 10 punti di Ursula. "Strategia Ue sui migranti"

Incontro di un'ora e mezza a Palazzo Chigi. Nodo Tunisia: bene rafforzare sorveglianza delle coste, sì allo sblocco dei fondi Ue. L'uscita dalla Françafrique e la mediazione parigina del ministro Tajani

Intesa tra Meloni e Macron: sì ai 10 punti di Ursula. "Strategia Ue sui migranti"
00:00 00:00

Alla Camera dei deputati - pochi passi dalla sala dei ministri dove di lì a poco sarebbe arrivata la salma del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano - Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si scambiano una veloce stretta di mano. Un incrocio fugace, con l'inquilino dell'Eliseo che si ferma diversi minuti a parlare con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e poi con il presidente della Germania, Frank Walter Steinmeier. Con la premier, d'altra parte, è in programma un faccia a faccia a Palazzo Chigi al termine di quella che è la prima cerimonia funebre ospitata dall'Aula di Montecitorio in oltre cento anni di storia.

Un incontro informale, che sembra lasciarsi anni luce alle spalle alcune incomprensioni del passato. E che è ben raccontato da un dato fattuale, non politico e neanche affidato ai comunicati stampa degli staff vistati dai rispettivi uffici diplomatici. La cronaca, infatti, dice che esattamente un anno fa - il 23 ottobre 2022, il giorno dopo il giuramento del governo al Quirinale - un diffidente Macron volle vedere la neo-premier in assoluto riserbo e non a favore di telecamere in un albergo romano al Gianicolo. Undici mesi dopo, invece, il presidente della Repubblica francese non solo entra a Palazzo Chigi dall'ingresso principale, ma lo fa dopo una passeggiata a piedi dalla Camera in compagnia di Meloni. Tutta a favore di tv, fotografi e taccuini. Dettagli che non sono dettagli. Perché - esattamente come accadde lo scorso ottobre - in queste occasioni i rispettivi cerimoniali si accordano su ogni minimo particolare.

Insomma, in un anno qualcosa è cambiato. Anche in Francia, dove Macron si trova a fare i conti con la fine della Françafrique, il sistema di relazioni speciali tra Parigi e le sue antiche colonie in Africa. Dopo Mali e Bourkina Faso, infatti, i francesi stanno lasciando anche il Niger, a testimonianza del tramonto di un'egemonia oggi fortemente contrastata da Cina e Russia. È in questo quadro che l'inquilino dell'Eliseo ha bisogno di nuove sponde, le stesse cui guarda Palazzo Chigi nel tentativo di far fronte a un fenomeno migratorio che - complice la crisi della Tunisia - quest'anno è esploso (a ieri, dicono i dati del Viminale, oltre 133mila sbarchi contro i quasi 70mila dello stesso periodo del 2022).

Meloni e Macron, dunque, si ritrovano. Magari, chissà, anche per far fronte - nelle rispettive logiche interne - a un'attivissima Marine Le Pen. Che in Francia è il principale oppositore dell'inquilino dell'Eliseo e in Italia sta giocando di sponda con un Matteo Salvini che pare muoversi in forte competizione con la leader di Fdi. Il risultato è un colloquio di quasi un'ora e mezzo senza delegazioni, seguito da due comunicati - di Palazzo Chigi e dell'Eliseo - evidentemente condivisi (anche se fonti francesi fanno sapere che «Parigi è pronta a sostenere Roma purché ci sia coerenza e un impegno di lungo periodo», messaggio che pare indirizzato soprattutto alla Lega).

Un faccia a faccia in cui Meloni e Macron avrebbero concordato sulla necessità di una «soluzione europea alla questione migratoria», dandosi appuntamento ai prossimi vertici di Malta (il Med9 di dopodomani) e Granada (la riunione informale del Consiglio Ue del 6 ottobre).

Si sarebbe ragionato soprattutto sul dare comune attuazione al piano in dieci punti illustrato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nella sua recente visita a Lampedusa. Un dossier affrontato lunedì scorso a Palazzo Chigi in un vis a vis tra Meloni e il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a poche ore dal suo bilaterale a Parigi con l'omologa Catherine Colonna. E, proprio con la responsabile della diplomazia francese, Tajani ha posto le basi per una convergenza, in particolare sul rafforzamento operativo del pattugliamento delle frontiere.

La Francia si sarebbe anche detta disponibile a chiedere di svincolare i fondi Ue per la Tunisia e ad aiutare Tunisi nel controllo della frontiera sud e nei rimpatri, anche attraverso l'Organizzazione mondiale delle migrazioni dell'Onu nei Paesi sub-sahariani.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica