
La Francia torna all'attacco dell'Italia e lo fa, ancora una volta, in un suo momento di difficoltà. Con il governo di François Bayrou appeso a un filo e una fiducia che potrebbe non arrivare, con conseguente obbligo per la Francia di tornare alle urne o cercare una soluzione d'emergenza, dall'altra parte delle Alpi cercano il consenso puntando il dito contro il nostro Paese, stavolta con l'accusa di "dumping fiscale".
Da Palazzo Chigi non sono rimasti in silenzio, sottolineando che "stupiscono le affermazioni, totalmente infondate, del primo ministro francese", perché "l'economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra Nazione". Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto con forza, dicendosi "sbalordito" da "un’accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato".
Facendo un passo indietro a maggio 2023, l'ex ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, mosse un attacco a Giorgia Meloni nell'ambito delle politiche migratorie, definendola "incapace" di gestire i flussi migratori. Anche in quel caso si trattò di un attacco strumentale al recupero del consenso in uno dei momenti di maggior difficoltà del governo in quell'anno, cercò di difendersi dalle accuse per la gestione dei flussi a Mentone puntando il dito sull'Italia. Le parole di Darmanin misero in imbarazzo il governo francese che si dissociò dal suo ministro, anche perché a seguito di quelle parole, il ministro Tajani annullò il viaggio a Parigi che si stava compiendo nell'ambito di un lavoro di distensione che si stava compiendo tra i due Paesi. E, se quello nacque come strumento per il consenso, si rivelò presto un boomerang, perché i francesi stessi criticarono a testa bassa il loro ministro, definendolo "ometto arrogante come il suo capo Macron".
Nel novembre 2022 lo scontro diplomatico tra Italia e Francia si riaccese ancora una volta sul tema dei migranti a causa del braccio di ferro tra l'Italia e la nave Ong Ocean Viking. Il governo per diversi giorni ha negato lo sbarco alla nave, dal momento che diverse stavano già arrivando, sperando nella solidarietà degli altri Paesi che si affacciano nel Mediterraneo. La reazione della Francia, sempre con Darmanin, è stata spropositata, annunciando maggiori controlli sulla frontiera con Mentone e bloccando il patto di solidarietà con 3200 migranti. Peraltro Sos Mediterranee è un'organizzazione di fondazione francese, il che rende ancora più incomprensibile la reazione di Parigi. In ogni caso, la nave sbarcò a Tolone ma è l'unica volta in cui, dal 2022, una nave ong non è sbarcata in Italia.
Una crisi simile si verificò anche nel giugno 2018, quando la nave Aquarius, gestita sempre da Sos Méditerranée, ma in questo caso anche in collaborazione con Medici senza Frontiere, puntò sull'Italia a bordo 629 persone recuperate al largo della Libia. Il governo Conte I, con Matteo Salvini al ministero dell'Interno, bloccò lo sbarco sostenendo che l'Italia non poteva più farsi carico da sola dell'accoglienza dei migranti e chiedendo che anche altri Paesi europei si assumessero le loro responsabilità. Il presidente francese Emmanuel Macron accusò apertamente il governo italiano di "cinismo e irresponsabilità". Anche il portavoce del suo partito, La République En Marche!, definì l'atteggiamento italiano "vomitevole". L'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, convocarono l'ambasciatore francese a Roma per chiedere spiegazioni e scuse ufficiali. Palazzo Chigi rispose che l'Italia non avrebbe "accettato lezioni ipocrite da Paesi che in tema di immigrazione hanno sempre preferito voltare la testa dall'altra parte", sottolineando che la Francia aveva a sua volta una storia di respingimenti al confine. La nave, alla fine, sbarcò in Spagna.
Nel febbraio 2019, l'allora vicepremier e capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, si recò in Francia per incontrare alcuni esponenti del movimento dei "gilet gialli", come Christophe Chalençon e Jacline Mouraud. L'incontro, avvenuto a Montreuil, vicino a Parigi, venne visto come un gesto di solidarietà nei confronti di una protesta che all'epoca era considerata una seria minaccia al governo del presidente francese Macron. Inoltre, nel contesto della grave crisi del debito sovrano che colpì l'Eurozona nel 2011, durante una conferenza stampa congiunta convocata nell'ottobre 2011 a Bruxelles, una giornalista chiese al presidente francese Nicolas Sarkozy e al cancelliere tedesco Angela Merkel se avessero fiducia nel governo di Silvio Berlusconi e nelle riforme promesse per affrontare la crisi.
Invece di dare una risposta diretta, i due leader si scambiarono uno sguardo e sorrisero, con Sarkozy che fece un'espressione divertita, quasi di scherno, che fece ridere tutta la sala stampa.