
Presidenti, ministri, politici, diplomatici occidentali colpevoli di “hate speech” contro la Russia. Il ministero degli Esteri di Mosca ha pubblicato una lista nera che comprende tutti i presunti “russofobi”. Tre di questi sono italiani: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il titolare della Farnesina Antonio Tajani. Quest’ultimo ha già convocato l’ambasciatore russo in Italia per contestargli l'inserimento del capo dello Stato.
La lista in questione – intitolata “Esempi di dichiarazioni di responsabili e rappresentanti delle élite di Paesi occidentali sulla Russia che usano l’hate speech” – comprende esponenti di ben tredici Paesi dell’Ue e della Nato. Ogni nome è accompagnato dall'incarico e dalla dichiarazione considerata ostile al Cremlino. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non c’è l’attuale presidente Donald Trump ma, tornando al 2024, il predecessore Joe Biden. Insieme a lui l’ex segretario di Stato Blinken, il segretario alla Difesa Austin, il consigliere per la Sicurezza nazionale Sullivan. Per il 2025 compare solo una dichiarazione del senatore Lindsay Graham.
Passando all’Europa, l’elenco di presidenti e ministri è piuttosto ricco. In ordine sparso: il cancelliere tedesco Friedrich Merz ("Mosca è una minaccia alla nostra pace, alla nostra libertà e all'ordine politico dell'Europa"), il presidente francese Emmanuel Macron ("La Russia rappresenta una minaccia esistenziale per gli europei"), il presidente ceco Petr Pavel, il presidente lettone Edgars Rinkevics, il premier danese Mette Frederiksen, il presidente polacco Andrzej Duda e il primo ministro Donald Tusk, il presidente finlandese Alexander Stubb e il presidente estone Alar Karis.
Presenti ovviamente il segretario generale della Nato Mark Rutte (ma anche il predecessore Stoltenberg), la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il capo della diplomazia europea Borrell, l’Alto rappresentante Ue per gli
affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas. Il ministero degli Esteri russo cita anche il G7 in relazione a una dichiarazione congiunta datata febbraio 2024 a proposito della minaccia nucleare.